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Venti anni dopo (volume 3)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   i ;:
   — 159 —
   loro i passaggi, era incaricata di vigilare su di essi. Questa era partita, precedendoli e cantando:
   Quel povero signor di Bouillon È disturbato dalla gotta.
   Era un nuovissimo componimento poetico di otto versi, che si componeva di non so quante strofette, in cui ciascuna aveva la sua parte.
   Arrivando nei dintorni dell'albergo di Bouillon, incontrarono un gruppo di tre cavalieri che avevano un grande potere, poiché arrivando alle barricate, non avevano che da scambiare poche parole colle guardie, perchè li lasciassero passare con tutte le deferenze che senza dubbio erano dovute alla loro condizione e al loro aspetto. Athos ed Aramis si fermarono.
   — Oh, oh! — disse Aramis, — vedete, conte?
   — - Sì, — disse Athos.
   — Che vi pare di quei tre cavalieri?
   — E a voi, Aramis?
   — Mi pare che siano i nostri uomini.
   — Voi non vi siete ingannato, ho riconosciuto perfettamente il signor di Flamarens.
   — Ed io il signor di Chatillon. In quanto al cavaliere dal mantello bruno...
   — Quello è il cardinale.
   — In persona.
   — Come diavolo si arrischiano così nelle vicinanze dell'albergo di Bouillon? — domandò Aramis.
   Athos sorrise, ma non rispose nulla. Cinque minuti dopo picchiavano alla porta del principe.
   La porta era custodita da una sentinella, come è l'uso presso la gente' rivestita di un grado superiore; nella corte vi era anche un piccolo posto, pronto ad ubbidire agli ordini del luogotenente del principe di Conti.
   Come diceva la canzone, monsignor il duca di Bouillon aveva la gotta che lo inchiodava al letto; malgrado quella grave indisposizione, che gli impediva di salire a cavallo da un mese, vale a dire da quando Parigi era assediata, non mancò di far avvertire che era pronto a ricevere i signori conte de La Fère ed il cavaliere d'Herblay. I due amici furono introdotti presso il duca di Bouillon. Il malato era nella stanza da letto, ma circondato da un apparato prevalentemente militare. Non si vedeva altro sui muri che spade, pistole, corazze, e archibugi, per cui era facile immagi-