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— Signore! — esclaṃ Chàtillon.
—- Che ne è avvenuto del signor di Bruy? — domanḍ ironicamente Aramis. — Non sarebbe andato per caso a cambiare la sua fisionomia che somiglia troppo a quella di monsignor Mazarino ? Si sa ohe a palazzo reale vi è un gran numero di moschettieri italiani di ricambio da quella di Arlecchino a quella di Pantalone.
— Ma voi ci provocate, mi pare, -— disse Flamarens. L — Ah, voi lo credete soltanto, signore !
p — Cavaliere! cavaliere! — disse Athos.
— Eh, lasciatemi fare dunque, — disse Aramis con molto buon estro, — voi sapete che non amo le faccende che rimangono per via.
— Terminate, — disse Chàtillon con un'alterigia che non la cedeva per nulla a quella di Aramis.
Aramis s'inchiṇ.
— Signori, — diss'egli, — un altro al posto di me e del conte de La Fere vi farebbero arrestare, poiché abbiamo degli amici a Parigi, ma noi vi offriamo un mezzo di partire senza essere disturbati. Venite a ragionare cinque minuti con noi con la spada in mano su questa terrazza abbandonata!
— Volentieri, — disse Chàtillon.
— Un momento, signori, — esclaṃ Flamarens. — So bene che la proposta è seducente, ma a quest'ora è impossibile accettarla.
— E perchè? — disse Aramis col suo fare motteggiatore; — è la vicinanza di Mazarino che vi rende coś prudenti ?
— Ma, voi comprenderete, Flamarens, — disse Chàtillon, — non rispondere sarebbe una vergogna pel mio nome ed il mio onore.
— È pure il mio parere, — disse Aramis.
— Voi non risponderete, peṛ, e questi signori saranno sempre, ne sono certo, del mio parere.
Aramis scosse la testa con un gesto d'incredibile insolenza.
Chàtillon vide quel gesto e porṭ la mano alla spada.
— Duca di Flamarens, voi dimenticate che domani voi comanderete una spedizione della più alta importanza, e che designato da monsignor il principe, gradito dalla regina, fino a domani sera voi non vi appartenete.
— Sia pure. A dopo domani mattina dunque, — disse Aramis.