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particolare a prendere degli ordini dall'ufficiale del poeto, uscì, e additando i tre gentiluomini ai quali consegnò un foglio, disse:
— I passaporti sono in regola, lasciate passare i tre signori.
I tre gentiluomini fecero un oenno col capo e si affrettarono ad approfittare del permesso e della strada che, dietro l'ordine del sergente, si apriva davanti a loro.
Aramis li seguì cogli occhi ; mentre il più piccolo gli passava davanti, egli strinse fortemente la mano di Athos.
— Che avete mio caro? — domandò costui.
— Ho... è una visione di sicuro.
Poi rivolgendosi al sergente aggiunse:
— Ditemi un po', signore, conoscete voi i tre gentiluomini che sono appena usciti da qui ?
— Io li conosco dal loro passaporto; sono i signori di Flamarens, di ChatiMon e di Bruy, tre gentiluomini della fronda che vanno a raggiungere monsignore duca di Lon-gue ville.
— È strano, — disse Aramis, rispondenti al suo pensiero piuttosto che rispondere al sergente, — mi tjra
di riconoscere Mazarino in persona.
II sergente scoppiò a ridere.
— Egli, — disse, — arrischiarsi tra di noi per essere impiccato, non sarà tanto idiota!
— Ohibò ! — disse Aramis, — posso essermi ingannato, non ho l'occhio infallibile di d'Artagnan.
— Chi parla qui di d'Artagnan ? — domandò l'ufficiale, che in quel momento stesso compariva sulla soglia della stanza.
— Oh! — esclamò Grimaud, spalancando gli occhi.
— Che ? —domandarono nel contempo Athos ed Aramis.
— Planchet ! — rispose Grimaud ; — Planchet colla gor-gera !
— Signori de La Fère e d'Herblay, — esclamò l'ufficiale, — di ritorno a Parigi ! Oh ! quale gioia, signori, per me ! poiché son sicuro che voi venite ad unirvi al principe !
— Come vedi, caro Planchet, — disse Aramis, mentre Athos sorrideva vedendo il grado importante che occupava nella milizia borghese l'antico collega di Mousqueton, di Bazin e di Grimaud.
> :— Ed il signor d'Artagnan, di cui voi parlaste poco fa, signor d'Herblay, posso osare domandarvi se avete sue nuove ?