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Venti anni dopo (volume 3)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   tnenti ai quali avevano assistito e che non avevano sconvolto l'Inghilterra, svanivano come dei sogni; mentre che al contrario, quelli che durante la loro assenza avevano agitato Parigi e la provincia venivano loro davanti agli occhi.
   Durante quelle dieci settimane di assenza, erano accadute in Francia tante piccole cose che avevano quasi formato un grande avvenimento. I parigini svegliandosi il mattino senza regina, senza re, furono molto afflitti di quell'abbandono; e l'assenza di Mazarino, così vivamente desiderata, non compensò menomamente quella dei due augusti fuggiaschi.
   Il primo senso che agitò Parigi, quando apprese la fuga a San Germano, fuga alla quale abbiamo fatto assistere i nostri lettori, fu quella specie di terrore che coglie i fanciulli quando si svegliano nella notte o nella solitudine. Il parlamento fu commosso, e fu deciso che avrebbero mandato una deputazione a trovar la regina, per pregarla di non privare più oltre Parigi della sua regale presenza.
   Ma la regina era ancora sotto la duplice impressione del trionfo di Lens e dell'orgoglio della sua fuga così felicemente mandata ad effetto. I deputati, non solo non ebbero l'onore di essere da lei ricevuti, ma di più furono fatti aspettare sulla strada maestra, ove il cancelliere, quello stesso cancelliere Séguier che noi abbiamo visto nella prima parte di quest'opera inseguire tanto ostinatamente una lettera persino nel busto della regina, andò a rimetter loro l'ultimatum della Corte, asserendo che se il parlamento non s'umiliava davanti alla reale maestà, condannando tutte le domande che avevano provocato il dissidio che li divideva, Parigi il giorno dopo sarebbe stata assediata; che anche al presente, in previsione dell'assedio il duca d'Orléans occupava il ponte di .Saint Cloud e che il principe, ancora sfolgorante per la vittoria di Lens, teneva Charenton e Saint Denis.
   Sfortunatamente per la Corte, alla quale una risposta moderata avrebbe reso forse un buon numero di partigiani, quella risposta minacciosa produsse un effetto contrario di quello che era atteso. Essa ferì l'orgoglio del parlamento, che, sentendosi vigorosamente appoggiato dalla borghesia, a cui la grazia di Broussel aveva data la misura della sua forza, rispose a quelle lettere patenti, dichiarando che il cardinale Mazarino essendo notoriamente l'autore di tutti i •disordini, egli lo dichiarava nemico del re e dello Stato, e gli ordinava di ritirarsi dalla Corte il giorno stesso, e dalla