— 107 —
Un leggiero scoppiettio della lingua contro i denti tradusse ad Athos le inquietudini del Guascone.
—- Noi non abbiamo tempo da diffidare, — disse Athos, __la barca ci aspetta, entriamo.
— D'altra parte, — disse Aramis, — chi ci impedisce di diffidare e di entrarvi lo stesso? Si sorveglierà il padrone.
— E se non riga diritto, lo ammazzerò; ecco tutto.
— Ben detto, Porthos, — riprese d'Artagnan. — Entriamo dunque. Passa, Mousqueton.
E d'Artagnan fermò i 6uoi amici, facendo passare i servi per primi perchè provassero la tavola che conduceva dalla gettata alla barca.
I tre servi passarono senza inconvenienti.
Athos li seguì, indi Porthos, poi Aramis. D'Artagnan passò per ultimo, sempre continuando a scuotere la testa.
— Che diavolo avete dunque, amico mio? — disse Porthos ; — parola d'onore, voi fareste paura a Cesare.
— No, — rispose d'Artagnan, — che io non vedo su questo porto nè ispettore, nè sentinella, nè gabelliere.
— E poi lamentatevi, tutto va per il nostro meglio.
— Tutto va troppo bene, Porthos. Alla fine non importa, confidiamo in Dio.
Appena la tavola fu ritirata, il padrone sedette al timone e fece segno ad un marinaio, che, armato d'un gancio da lancia, cominciò a manovrare per uscire dal dedalo di bastimenti, in mezzo al quale la barca era intrigata.
L'altro marinaio stava già a babordo, col remo in mano.
Appena poterono servirsi dei remi, il suo compagno venne a raggiungerlo, e la barca cominciò a filare più rapidamente.
— Finalmente partiamo! — disse Porthos.
— Ohimè! — rispose il conte de La Fère, — partiamo da soli!
— Sì, ma partiamo tutti e quattro insieme, e senza una scalfittura; è una consolazione.
— Non siamo ancora arrivati, — rispose d'Artagnan, — attenti agli incontri!
— Via, mio caro, — rispose Porthos, — voi 6Ìete come i corvi! cantate sempre disgrazia. Chi potremo mai incontrare in questa notte cupa, in cui non ci si vede a cento passi di distanza?
— Sì, ma domattina? — rispose d'Artagnan
— Domattina saremo a Boulogne.
—- Lo auguro di tutto cuore, — disse il Guascone, —- o