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-— Nessuna, signore, — disse Mordaunt, cavando a sua volta la spada e appoggiandone la punta sul suo stivale.
Al momento in cui d'Artagnan fu certo che il suo desiderio era appagato e che il suo uomo non gli sarebbe sfuggito, riprese la sua tranquillità, la sua calma e la sua consueta lentezza per mettersi a preparare quella grave faccenda che si chiama duello. Rialzò prontamente i suoi manicotti, sfregò la suola del piede destro sul 'pavimento, cosa che non gli impedì di notare che, per la seconda volta, Mordaunt lanciava intorno a se uno sguardo singolare che già una volta aveva afferrato di passaggio.
— Siete pronto signore? — gli disse al fine.
— Sono io che vi aspetto, signore, — rispose Mordaunt, sollevando la testa e guardando d'Artagnan con uno sguardo di cui sarebbe impossibile rendere l'espressione.
— Allora mettetevi in guardia, signore, — disse il Guascone, — poiché io tiro abbastanza bene alla spada.
— Ed io pure, — disse Mordaunt.
— Tanto meglio, così non avrò rimorsi di coscienza. In guardia !
— Un momento, — disse il giovane, —- impegnate la vostra parola, che voi non mi farete impeto che uno dopo l'altro.
— È per aver il piacere di insultarci che ci domandi ciò, piccolo serpente ? — disse Porthos.
— No, è per avere la coscienza tranquilla, come diceva il signore poco fa.
— Deve essere per altro scopo, — ribattè d'Artagnan scuotendo il capo e guardando attorno a sè con una certa inquietudine.
— Parola da gentiluomo! — dissero insieme Aramis e Porthos.
— In questo caso, signori, — disse Mordaunt, — ponetevi in qualche angolo come fa il signor conte de La Fère, che se non vuole battersi, mi sembra conosca almeno le regole del combattimento, e lasciateci dello spazio; stiamo per averne bisogno.
— Sia, — disse Aramis.
— Ecco dei begli imbarazzi! — disse Porthos.
— Scostatevi signori, — disse d'Artagnan, — non bisogna lasciare al signore il minimo pretesto di condursi male, perchè, salvo il rispetto che gli devo, mi pare ne abbia molta voglia.