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Venti anni dopo (volume 3)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 82 — .
   Grimaud mostrò la mano chiusa con due sole dita aperte.
   — Parla, disse Athos, — non si vedono i tuoi segni, quanti sono essi ?
   Grimaud fece uno sforzo su sè stesso.
   — Due, — diss'egli, — uno è di fronte a me e l'altro mi volta le spalle.
   — Va bene. E chi è colui che ti sta di fronte?
   — L'uomo che ho veduto passare.
   — Lo conosci ?
   — Mi parve riconoscerlo e non mi sono ingannato ; è grosso e tarchiato.
   — Chi è? — domandarono all'unisono sommessamente i due amici.
   — Il generale Oliviero Cromwell.
   I quattro amici si guardarono.
   — E l'altro? — domandò Athos.
   — Magro e slanciato.
   — È il carnefice, — dissero insieme d'Artagnan ed Aramis.
   — Io non vedo che il suo dorso, — disse Grimaud; — ma aspettate, egli 6Ì muove, si volta, se ha deposta la maschera potrò vedere... Ah!
   Grimaud come se fosse stato colpito al cuore, abbandonò il gancio di ferro e si gettò all'indietro, mandando un gemito sordo. Porthos lo raccolse tra le sue braccia.
   — L'hai veduto? — dissero i quattro amici.
   -— Sì, — disse Grimaud coi capelli irti e la fronte madida di sudore.
   — L'uomo magro e slanciato? — disse d'Artagnan.
   — Sì.
   — Il carnefice, insomma, — disse Aramis.
   — E chi è colui? — disse Porthos.
   — Egli, egli, — balbettò Grimaud pallido come un morto, afferrando colla mano tremante quella del padrone.
   — Chi? — gli domandò Athos.
   — Mordaunt! — rispose Grimaud.
   D'Artagnan, Porthos ed Aramis mandarono un'esclamazione di gioia.
   Athos fece un passo indietro e si passò la mano sulla fronte :
   — Fatalità! — mormorò.