— 76 — .
— Niente, niente, — disse Athos, — se non dubitare Iella bontà divina e disprezzare le mie forze.
— Or bene, io, — disse d'Artagnan, — io essere spregevole, io minchione sanguinario, sono andato a collocarmi „ trenta passi dal patibolo per meglio veder cadere la te-fca di quel re che io non conoscevo e che a quanto pare, n'era indifferente; io penso diversamente dal signor conte... o resto !
Athos si soffuse del massimo pallore; ogni rimprovero lèi suo amico vibrava sino al più profondo del suo cuore.
— Ah, voi rimanete a Londra, — disse Porthos a d'Ar-agnan.
— Sì, — disse costui, — e voi?
— Caspita ! — disse Porthos un po' in imbarazzo di ronte ad Athos e ad Aramis: — caspita! se voi rimanete, iccome sono venuto con voi, non me ne andrò che con voi : •on vi lascerei mai solo in questo paese abbominevole.
— Grazie, amico eccellente. Allora ho da propoirvi una dccola impresa, che metteremo in atto insieme, quando il ignor conte sarà partito, e di cui l'idea mi è venuta, men-re guardavo lo spettacolo che sapete.
— Quale idea?
— Sapere chi sia l'uomo mascherato che con tanta gen-ilezza si è offerto per carnefice.
— Un uomo mascherato ! — gridò Athos, — non avete dunque lasciato fuggire il carnefice?
— Il carnefice? — rispose d'Artagnan, — sta sempre in ¦antina, dove presumo dica due parole alle bottiglie del nostro oste. Ma a proposito...
Andò alla porta.
— Mousqueton! — gridò.
— Signore, — rispose una voce che pareva uscire dalle viscere della terra.
— Lasciate in libertà il prigioniero, —disse d'Artagnan, tutto è finito.
— Ma, — disse Athos, — chi è dunque il delinquente :he ha portato la mano sul re ?
— Un boia dilettante che del resto maneggia l'ascia con iisinvoltura, perchè, come sperava, — disse Aramis, — gli e bastato un sol colpo.
— Non avete veduto il suo volto ? — domandò Athos.
— Aveva la maschera, — rispose d'Artagnan.
— Ma voi che eravate vicino a lui, Aramis?