— 71 — .
del conte. Egli aveva la mano alla fronte, e tra la mano e la fronte gli scorrevano goccioloni di sudore, benché l'aria fosse gelida.
Quel silenzio indicava gli ultimi preparativi.
Terminato il discorso, il re aveva girato sulla folla uno sguardo pieno di misericordia; e togliendosi l'ordino onorifico che portava che era quel medaglione con diamanti che la regina gli aveva mandato, lo consegnò al prete che accompagnava Juxon. Poi trasse dal petto una crocetta pure diamantata. Questa come la piastra veniva da madama Enrichetta.
— Signore, — diss'egli rivolgendosi al prete che accompagnava Juxon, — serberò questa croce in mano, fino all'ultimo momento ; voi me la toglierete quando sarò morto.
— Sì, sire, — disse una voce che Athos riconobbe per quella di Aramis.
Allora Carlo, che fino allora era rimasto a capo coperto, prese il cappello e lo gettò vicino a se ; poi uno alla volta slacciò i bottoni, del suo farsetto, se lo tolse e lo gettò vicino al suo cappello. Allora, siccome faceva freddo, chiese la sua veste' da camera che gli fu consegnata.
Tutti questi preparativi erano stati fatti con una calma spaventosa.
Si sarebbe detto che il re andasse a dormire nel suo letto, non in una bara.
Finalmente, ripiegandosi i capelli all'indietro con la mano.
— Vi daranno fastidio, signore? — diss'egli al carnefice. — In questo caso si potrebbe trattenerli con una cordicella.
Carlo accompagnò le sue parole con uno sguardo che sembrava voler penetrare 6otto la maschera dello sconosciuto. Quello sguardo nobile, calmo e sicuro, costrinse quell'uomo a voltar la testa. Ma dietro lo sguardo profondo del re egli trovò lo sguardo ardente di Aramis.
Il re, vedendo che non rispondeva, ripetè la domanda.
— Basterà che li spostiate sotto il collo, — disse l'uomo con voce sorda.
Il re separò i capelli con ambo le mani, e guardando il ceppo :
— Questo ceppo è molto basso, — diss'egli, — non ve n'è uno più alto?
— È il ceppo d'uso comune, — rispose l'uomo mascherato.