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Venti anni dopo (volume 3)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 68 -
   tete diventare che alla loro morte. Giuratemi dunque di non lasciarvi mettere la corona in testa, giacche voi per legge non ne avete diritto; perchè un giorno, ascoltatemi, figlio mio, un giorno, se voi faceste ciò, testa e corona essi tutto abbatterebbero, ed in quel giorno voi non potreste morir calmo e senza rimorsi, come muoio io. Giurate, figlio mio.
   Il fanciullo stese la sua manina in quella di suo padre, e disse :
   — Sire, giuro a Vostra Maestà...
   Carlo lo interruppe.
   — Enrico, — riprese, — chiamami tuo padre.
   — Padre mio, — riprese il fanciullo, — giuro che mi uccideranno prima di farmi re.
   — Bene, figlio mio, — disse Carlo. — Ora abbracciatemi, ed anche voi Carlotta, e non lo dimenticate.
   — Oh! no, mai più! mai più! — esclamarono i due fanciulli, gettando le braccia al collo del re.
   — Addio, — disse Carlo; — addio figli miei. Conduceteli, Juxon; le loro lagrime mi toglierebbero il coraggio di morire.
   Juxon strappò i poveri ragazzetti dalle braccia del loro padre e li affidò a colui che li aveva condotti.
   Dietro ad essi le porte s'apersero e tutti poterono entrare.
   Il re vedendosi solo in mezzo alla folla delle guardie e dei curiosi che cominciavano ad invadere l'anticamera, si ricordò che il conte de La Fère era là vicino, sotto il pavimento, senza poter vederlo, forse sempre sperando.
   Tremava al pensiero che il menomo rumore non paresse un segnale ad Athos, e che questi, riponendosi al lavoro, non tradisse sè stesso, perciò rimase immobile a bella posta, trattenendo così i presenti fermi come lui.
   Il re non s'ingannava. Athos stava difatti sotto i suoi piedi; disperavasi di non udire il segnale, e già cominciava di nuovo a staccare la pietra, ma temendo di essere udito si fermò tosto.
   Quell'orribile inazione durò due ore. Un silenzio di morte regnava nella camera reale.
   Allora Athos si decise a cercare la causa di quella cupa e muta tranquillità che turbava l'immenso rumore della folla. Socchiuse alquanto la tenda che copriva il foro del crepaccio e discese sul primo piano del palco. Sopra la sua testa a quattro pollici appena, vi era il tavolato che si stendeva a livello della piattaforma e che formava il palco.