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Venti anni dopo (volume 3)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 65 — .
   due altri ancora che, in qualunque parte ei trovino, sono sicuro che vigilano per salvarmi.
   ^— Sire, — rispose Juxon, — sarete esaudito. Ogni giorno, finche vivrò, offrirò una preghiera a Dio per quei fedeli amici di Vostra Maestà.
   Il minatore continuò ancora per qualche tempo il suo lavoro ; il rumor sordo de' suoi colpi andava via via avvicinandosi. Ma ad un tratto un inatteso rumore s'udì nella galleria. Aramis afferrò il poker e die il segnale dell'interruzione.
   Quel rumore si accostava : era quello di un certo numero di passi eguali e regolari: i quattro uomini restarono immobili: tutti gli occhi si fissarono sulla porta che s'aprì lentamente e con una specie di solennità.
   Alcune guardie erano disposte in ala nella camera che precedeva quella del re. Un commissario del Parlamento, vestito di nero e composto ad una gravità di cattivo augurio, entrò salutando il re, e spiegando una pergamena gli lesse la sentenza, com'è d'uso coi condannati che si traducono al patibolo.
   — Che vuol dir ciò? — domandò Aramis al vescovo di Juxon.
   Juxon fe' segno di saperne ancor meno di lui.
   — È dunque per oggi? — domandò Carlo Stuart con una commozione percettibile soltanto al vescovo e ad Aramis.
   — Non foste avvisato sire che era per questa mattina? — rispose l'uomo vestito di nero.
   — E, — disse il re, — debbo perire come un colpevole, per mano del carnefice di Londra?
   — Il carnefice di Londra è sparito, — disse il commissario del Parlamento, — ma in sua vece s'è profferto un uomo. L'esecuzione dunque sarà ritardata solo dal tempo che domanderete per porre ordine ai vostri affari temporali e spirituali.
   Un lieve sudore che gli imperlò la radice dei capelli fu la sola traccia di commozione che diede apprendendo quella notizia.
   Ma Aramis divenne livido. Il suo cuore non batteva più: chiuse gli occhi e appoggiò 1$, mano sulla tavola. Vedendo quel profondo dolore, Carlo parve dimenticare il suo. Gli andò vicino, gli prese la mano e l'abbracciò.
   — Animo, — diss'egli con sorriso dolce e triste, — coraggio.
   Dumas. Venti anni dopo. — III
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