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Venti anni dopo (volume 2)

Alessadro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori Milano, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   —- 198 —
   Mazarino si morse le labbra.
   — Allora, — diss'egli, — come agiremo?
   — Bisogna lasciarmi fare, monsignore.
   — Huli ! — fece Mazarino.
   — E bisogna che abbia l'intera direzione di questa impresa.
   — Per altro...
   — Oppure cercarne un altro, — disse d'Artagnan voltando le spalle.
   — Ah! — sussurrò Mazarino, — temo che se ne vada col diamante.
   E lo richiamò.
   — Signor d'Artagnan, mio caro signor d'Artagnan, — diss'egli con voce carezzevole.
   — Monsignore desidera?
   — Mi garantite di tutto ?
   — Io non garantisco di niente, ma farò tutto il possibile.
   — Bene, allora mi fido di voi.
   - È un'idea felice-, — disse tra se d'Artagnan. E troverò Vostra Eminenza pronta?
   — Prontissima.
   — Siamo intesi. Ora, monsignore, vuol farmi parlare con la regina?
   — A che prò?
   — Vorrei riceverne gli ordini dalla sua bocca medesima.
   — Mi ha incaricato di darveli io.
   — Potrebbe aver dimenticato qualche cosa.
   — Vi preme vederla?
   — È indispensabile.
   Mazarino rimase un istante perplesso; d'Artagnan stette immobile nella sua volontà.
   — Or bene, — disse Mazarino, — vi condurrò; ma non una parola del nostro colloquio.
   — Quel che fu detto fra noi non riguarda che noi.
   — Giurate d'esser muto?
   — Io non giuro mai, monsignore. Io dico di sì, oppure di no, e siccome sono un gentiluomo, mantengo la parola.
   — Allora posso fidarmi di voi senza restrizioni.
   — È quanto potete far di meglio, credete a me, monsignore.
   — Venite, — disse Mazarino.
   Mazarino, fatto entrare d'Artagnan nell'oratorio della regina, gli disse d'aspettare.
   Ma non aspettò a lungo. Scorsi appena cinque minuti,