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— Mio caro monsou d'Artagnan, — disse il ministro sedendo, — sto per darvi il più gran pegno di fiducia che un ministro possa offrire ad un ufficiale.
D'Artagnan fece un inchino.
— Spero che monsignore me lo dia senza secondo fine e colla convinzione che ne sono degno.
— Il più degno di chiunque, caro amico, giacche è a voi che mi rivolgo.
— Ebbene, monsignore, ve lo voglio confessare, è molto tempo che aspetto una simile occasione. Perciò ditemi subito quello che avete da dirmi.
- Vi darò stasera nelle vostre mani niente di meno che la salvezza dello Stato.
E si fermò.
— Spiegatevi, monsignore, aspetto.
— La regina ha risoluto di fare col re un viaggetto a San Germano.
— Ah, ah ! — disse d'Artagnan, — vale a dire che la regina vuol lasciar Parigi.
— Comprendete, capriccio di donna.
-— Sì, comprendo benissimo, — disse d'Artagnan.
— E perciò vi ha fatto venir stamattina, e vi ha detto di tornar alle cinque.
— Valeva proprio la pena di farmi giurare di non parlare ad alcuno di questo ritrovo! — mormorò d'Artagnan; — oh le donne, siano pure regine, esse 60110 sempre donne.
— Disapprovate forse questo viaggetto, signor d'Artagnan? — domandò con inquietudine il Mazarino.
— Io, monsignore, e perchè mai? — disse d'Artagnan.
— Vedo che alzate le spalle.
— È un mio modo di far conversazione con me medesimo, monsignore.
— Sicché approvate questo viaggio?
—- Io nè approvo nè disapprovo, monsignore, attendo i vostri ordini.
— Bene. Ho dunque posto subito gli occhi su voi per accompagnare il re e la regina a San Germano.
— Furbo due volte, — disse fra sè d'Artagnan.
— E però vedete, come io vi diceva poco fa, — seguitò il cardinale, notando l'impassibilità di d'Artagnan, — che avrete nelle vostre mani la salvezza dello Stato.
— Sì, monsignore, e sento tutta la responsabilità di un tale incarico.
— Comunque, accettate?