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caro signor du Vallon ; lasciatelo però in anticamera voglio parlare con voi solo.
D'Artagnan s'inchinò, e inchinandosi dicea fra sè stesso :
— Tutti e due lo stesso ordine, tutti e due all'ora medesima, tutti e due al Palazzo Reale... capisco: ecco qua un segreto che il signor de Gondy mi pagherebbe centomila lire. , — Ci pensate sopra? — domandò Mazarino inquieto.
— Sì, pensavo se dovessimo essere armati, o no.
— Armati sino ai denti'.
¦ — Va bene, monsignore, sarete obbedito.
D'Artagnan salutò, uscì e corse a ripetere all'amico le •lusinghiere promesse di Mazarino, che inspirarono a Porthos un'inconcepibile allegrezza.
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LIV. La fuga.
Il Palazzo Reale, ad onta dei segni d'agitazione che ma-nifestavansi nella città, presentava, quando d'Artagnan vi si recò, verso le cinque di sera, uno spettacolo amenis-simo. E non era da meravigliarsi: la regina aveva rimesso in libertà Broussel e Blancmesnil. La regina ora non aveva cosa alcuna a temere, poiché il popolo non avea più nulla a domandare. Quel suo movimento era un resto di agitazione al quale bisognava dar tempo a calmarsi, come dopo una burrasca occorrono parecchie giornate per abbattere i marosi.
Davasi un gran banchetto, e n'era pretesto il ritorno del vincitore di Lens.
I principi e le principesse erano invitate, le carrozze ingombravano il corso da mezzogiorno. Dopo il pranzo si dovevano eseguire dei giochi nel palazzo della regina.
Anna d'Austria era un incanto, in quel giorno, per la sua grazia e pel suo sparito, mai si era veduta d'umore più faceto. La vendetta le brillava negli occhi e traspariva dalle sue labbra.
Al momento in cui tutti s'alzarono da tavola, Mazarino si eclissò. D'Artagnan stava già al suo posto e l'aspettava nell'anticamera. Il cardinale comparve con aria ridente, lo prese per la mano e l'introdusse nel suo gabinetto.
Dumas. Venti anni dopo. — II w