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— Per dirle solo queste parole: spedisco il signor d'Artagnan in certo sito e lo faccio partir subito.
¦— Oh, vedete dunque se avete parlato con la regina?
— Ho avuto l'onore di dire a Vostra Eminenza clie vi può essere un equivoco.
— Che vuol dir ciò? — domandò Mazarino.
— Oserò rinnovare la mia preghiera a Sua Eminenza?
— Bene, bene, vado: aspettatemi qui.
Mazarino guardò con attenzione, se non avesse dimenticato qualche chiave nell'armadio ed uscì.
Dieci minuti scorsero, durante i quali d'Artagnan fe' tutto il possibile per leggere attraverso la prima coperta, ciò che era scritto sulla seconda, ma non potè venirne a eapo.
Mazarino tornò pallido e vivamente preoccupato: andò a sedersi allo scrittoio; d'Artagnan lo squadrò ben bene come avea cercato d'esaminare la lettera, ma la coperta del suo volto era impenetrabile non meno di quella del foglio.
— Eh, eh! — disse il Guascone, — ha l'aria corrucciata. Che ce l'abbia con me? sta meditando; pensa forse di mandarmi alla Bastiglia? Benissimo, monsignore, alla prima parola che dite, vi strangolo e mi faccio frondista. Mi porteranno in trionfo come Broussel, ed Athos mi proclamerà il Bruto francese. La sarà ben buffa.
Il Guascone aveva sempre la fantasia galoppante ed aveva già visto il vantaggio che avrebbe potuto trarre dalla situazione.
Ma Mazarino non diede alcun ordine, al contrario si mise a blandire d'Artagnan.
— Avete ragione, mio caro monsou d'Artagnan, non potete ancora partire.
— Ah! — esclamò d'Artagnan.
— Restituitemi il dispaccio, ve ne prego.
D'Artagnan obbedì. Mazarino si assicurò che il sigillo
fosse intatto.
— Avrò bisogno di voi stasera, — diss'egli: — tornate fra due ore.
— Fra due ore, monsignore, — disse d'Artagnan, — ho un impegno al quale non posso mancare.
— Non vi prendete fastidio, è lo stesso.
— Bene! — pensò d'Artagnan, — me lo immaginavo.
— Tornate dunque alle cinque e conducete con voi quel