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La fisionomia del Mazarino da quasi beffarda che era, -si fece cupa.
— Anna, voi non siete che una donna, e come tale potete impunemente insultare gli uomini; voi mi accusate d'aver paura, ma a buon conto non è tanta la mia paura, se resto. Contro chi sono le grida e le imprecazioni? Contro me, o contro voi? Chi si vuol impiccare? voi o me? Orbene, io affronto l'uragano, io che accusate d'aver paura; non da rodomonte, che non è il mio stile, ma da uomo che sa resistere. Imitatemi; meno schiamazzo, e badiamo ai fatti. Voi strepitate tanto e non concludete niente. Parlate di fuggire...
E sì dicendo alzò le spalle, prese la mano alla regina e la condusse alla finestra.
— Guardate. E così ? Che cosa vedete ? — disse la regina, accecata dalla sua testardaggine.
— 'Sono, se non m'inganno, borghesi con tanto di co- x razza e di elmo, armati di buoni moschetti come ai tempi della Lega, e che tengono d'occhio la finestra da cui voi
li guardate, e che vi scorgeranno senza fallo se sollevate la cortina. Veniamo adesso a quest'altra. Che cosa vedete? Popolani armati di alabarde che custodiscono le vostre porte. Ad ogni apertura del palazzo a cui vi conducessi, vedreste altrettanto: le vostre porte son custodite, le feritoie delle cantine custodite, e vi dirò a mia volta ciò che il buon La R-amée mi diceva del signor di Beaufort: a A meno d'esser sorcio od uccello voi non uscirete ».
— Pure è fuggito-, lui!
— Contate uscire nello stesso' modo ?
— Ah, sono prigioniera?
— Perdio ! è un'ora che mi sfiato a provarvelo.
E Mazarino ripigliò tranquillamente la minuta della sua lettera al luogo in cui l'aveva interrotta.
Anna, tremante di collera, rossa di umiliazione, uscì dal gabinetto, sbattendo dietro di sè la porta con violenza.
Mazarino non voltò nemmno la testa. Tornata ne' suoi appartamenti, la regina si lasciò cadere sur una seggiola ¦e ruppe in lagrime.
Poi colpita ad un tratto da una subita idea :
— Sono salva, — diss'ella alzandosi. — Oh! sì, so, conosco un uomo che saprà liberarmi da quest'impiccio, un -uomo che ho dimenticato da troppo tempo.
E pensierosa, con accento di gioia, disse:
— Quanto sono ingrata ! — esclamò, — ho dimenticato