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— Cinque o sei mila uomini. ' — Non abbiamo .il coraggio ?
— Molto.
— Allora la cosa è facile. Oh! comprendete Giulio! Parigi, l'odiata Parigi, si risveglerà un bel mattino senza regina e senza re, accerchiata, assediata, affamata con nes-s'un altra risorsa che il suo stupido Parlamento e il suo magro Coadiutore dalle gambe storte.
— Bello! bello! — disse il Mazarino. — L'effetto dovrebbe essere stupendo, ma non vedo il mezzo di arrivarci.
— Lo troverò io.
— Voi sapete cos'è la guerra, la guerra civile, ardente, accanita, implacabile.
— Qh! sì, sì, sì, la guerra, — disse Anna d'Austria; — sì, voglio ridurre questa città ribelle in cenere; voglio estinguere il fuoco nel sangue; voglio che un esempio spaventoso perpetui il delitto ed il castigo. Parigi! lo odio e lo detesto.
— Benissimo, Anna, eccovi sanguinaria! Guardatevi bene, noi non siamo al tempo di Malatesta e di Castruccio Castracani; voi vi farete giustiziare, mia bella regina, e sarà un grave danno.
— Voi burlate.
— Scherzo pochissimo, la guerra è pericolosa quando è fatta con tutto un popolo : osservate vostro fratello Carlo I ; è male, malissimo.
— Noi siamo in Francia ed io sono spagnuola.
— Tanto peggio, per bacco, tanto peggio, amerei meglio che foste francese, ed io pure: ci detesterebbero meno tutti e due.
— Comunque non mi approvate ?
— Sì, se vedo la cosa possibile!
— Lo è, sono io che ve lo dico ; fate i vostri preparativi per la partenza.
— Io ! son sempre pronto a partire; solamente, lo sapete, non parto mai... e stavolta con tutta probabilità, meno che mai.
— Insomma, se parto io, partirete voi?
— Mi proverò.
— Mi fate morire colle vostre paure; e di che temete» Giulio, di cosa avete paura?
— Di molte cose.
— Quali?