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per interpellare monsignor di Mazarino 6ulle vittorie sempre promesse e sempre aggiornate; ma questa volta dopo d'esser venuti alle mani, avevano avuto il trionfo, ed un trionfo completo: così il mondo aveva compreso che v'era doppia vittoria all'interno, tanto che non v'era persona, il re compreso, che non dicesse :
— Ah ! signori del Parlamento, ora sì che comprendiamo e vediamo avverato quanto dicevate.
Dopo di che la regina aveva stretto al cuore l'infante regale, i di cui alteri sentimenti, indomiti sempre, armonizzavano così bene con quelli della madre.
Fu adunato quella sera stessa un consiglio, al quale erano stati chiamati il maresciallo della Meilleraire e il signor de Villeroy, perchè erano mazzariniani. Chavigny e Séguier, perchè odiavano il Parlamento e Guitaut e Comminges perchè devoti alla regina. Nulla traspirò di quanto erasi deciso in consiglio. Seppesi soltanto che la domenica successiva sarebbesi cantato un Te Deum in Nostra Donna a celebrare la vittoria di Lens.
La domenica seguente i Parigini svegliaronsi perciò nell'allegrezza. Era un grande avvenimento in quel tempo un Te Deum. Non s'era ancor fatto abuso di tal genere di cerimonia, ed essa produceva il suo effetto. Il sole, che dal canto suo pareva pigliar parte alla festa, erasi levato raggiante, e indorava i tetti della metropoli già impedita da una immensa turba di popolo ; le più oscure vie della città avevano preso un'aria di festa, e pei Lungo-Senna vedevansi lunghe file di borghigiani, artigiani, donne e fanciulli, recarsi a Nostra Donna, somiglianti ad un fiume che rimontasse alla sorgente.
I negozi erano deserti, le case chiuse, tutti avevano voluto vedere il giovane re con sua madre ed il famoso cardinale Mazarino che odiavano al punto che nessuno voleva privarsi della sua presenza.
Del resto regnava la più grande libertà fra quel popolo immenso; tutte le opinioni si esprimevano apertamente e suonavano, per così dire, la sommossa, come le mille campane di tutte le chiese di Parigi suonavano il Te Deum.
Essendo la polizia della città tenuta dagli stessi cittadini, non v'era chi turbasse quel pieno accordo di mormorazioni. Intanto, sin dalle otto del mattino, il reggimento delle guardie della regina, comandato da Guitaut, e come aiutante da Comminges suo nipote, era venuto, con a capo tamburini e trombettieri a schierarsi dal Palazzo Reale sino a