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— Bene, vi piglierete Blaisois, di cui non so che farmi, perchè ho già Grimaud.
—- Ben volentieri, — disse Aramis.
In quel momento Grimaud comparve sulla soglia.
— All'ordine, — diss'egli col suo consueto laconismo.
— Partiamo, — disse Athos.
Difatti i cavalli già insellati aspettavano. I due amici saltarono ognuno sul proprio. I due lacchè fecero altrettanto. Allo svolto del Lungo-Senna incontrarono Bazin che accorreva tutto ansante.
— Ah, signore, — disse Bazin, —- coll'aiuto di Dio giungo a tempo.
— Che cos'è stato?
^— Il signor Porthos esce di casa ed ha lasciato questo per lei, dicendo essere cosa urgentissima e da consegnarle prima della sua partenza.
— Bene, — disse Aramis, pigliando una borsa che gli porgeva Bazin, — cos'è?
— Aspetti, signor abate, c'è una lettera.
— T'ho già detto altre volte che mi secchi col signor abate; se non mi chiami cavaliere, ti fracasso le ossa. Vediamo la lettera.
— Come farete a leggerla? È buio come in bocca al forno. Un momento, — disse Bazin.
Bazin battè l'acciarino e accese una candela arrotolata colla quale accendeva le candele dell'altare. Alla luce del cerino Aramis lesse:
« Mio caro d'Herblay ! So da d'Artagnan, che mi saluta da parte vostra e da quella del conte de La Fère, che partite per una spedizione che durerà forse due o tre mesi; siccome so che non vi piace domandare agli amici, vi offro duoento doppie di cui potete disporre e che mi restituirete, quando vi si presenterà l'occasione. Non temete di incomodarmi: se ho bisogno di danaro, ne farò arrivare da uno dei miei castelli ; soltanto a Bracieux, ho ventimila lire in oro; perciò se non vi mando di più si è che temo non ac-accettiate una somma troppo grossa.
« Scrivo a voi perchè il conte de La Fere, lo sapete, quantunque io gli voglia tutto il mio bene, mi dà sempre un po' di soggezione; ma già s'intende che quanto offro a voi è offerto a lui pure. Sono, come spero ne sarete persuaso, il vostro affezionatissimo Du Vallon de Bracieux de Pier-refonds ».
— Ah! che ve ne pare? — disse Aramis.