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_ Prese'a poco.
_ Che volete, mio caro, sono cose che si differiscono
queste, e voi le potete benissimo rimandare, giacche avrete sempre una scusa da addurre al vostro ritorno...
_ Sì, se ritorno.
_ Se non ritornate che ve n'importa? siate dunque un
poco ragionevole. Sentiamo, Aramis, voi non avete più vent'anni, mio caro.
— Con mio grande dispiacere, perdio ! Ah ! se avessi vent'anni!
— Sì, — disse Athos, — credo che fareste delle amene follie ! ma è necessario che ci lasciamo ; ho da fare un paio di visite e da scrivere una lettera ; ritornate quindi a prendermi alle otto, o meglio, volete che vi aspetti a cena alle sette?
— Benissimo; io ho pure venti visite da fare e altrettante lettere da scrivere.
Detto ciò si lasciarono. Athos andò a far visita a madama di Vendòme, lasciò il suo nome da madama di Chevreuse, e scrisse a d'Artagnan la lettera seguente:
« Caro amico, io parto con Aramis per un affare importante. Vorrei darvi l'addio, ma il tempo mi manca. Non dimenticate che vi scrivo per ripetervi quanto vi amo.
« Raoul è andato a Blois, ed ignora la mia partenza; vegliate su di lui nella mia assenza meglio che vi sarà possibile, e se per caso di qui a tre mesi voi non avete mie nuove, ditegli d'aprire un pacchetto sigillato col suo indirizzo che troverà a Blois nella mia cassetta di bronzo, della quale vi mando la chiave.
« Abbracciate Porthos per Aramis e per me. A rivederci, non sarà l'addio ».
E gli fece recare la lettera da Blaisois.
All'ora convenuta Aramis giunse in abito da cavaliere, e con quella spada al fianco che aveva tante volte sguainata, e che era sempre pronto a trarre dal fodero.
— Davvero, — diss'egli, — ho paura che abbiam torto marcio a sortire in questo modo, senza lasciare una parola d'addio a Porthos e a d'Artagnan.
— Ci ho pensato io, amico caro, e li ho abbracciati tutti e due e per me e per voi.
-— Siete un uomo mirabile voi, pensate a tutto.
:— E così, vi siete deciso al viaggio?
;— Perfettamente, ora che rifletto sono contento di lasciar Parigi in questo momento.