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XLIII.
Zio e nipote.
Il cavallo e lo staffiere di lord de Winter lo aspettavano alla porta; s'incamminò verso il suo alloggio tutto pensieroso, e guardando indietro di quando in quando per contemplare la facciata nera del silenzioso Louvre. Si fu allora che vide un cavaliere staccarsi per così dire dalla muraglia e seguirlo a qualche distanza; si sovvenne d'aver veduto, uscendo da Palazzo Reale un'ombra quasi consimile. Lo staffiere di lord de Winter, che lo seguiva a qualche passo di distanza, osservò del pari con inquietudine^ quel cavaliere.
— Tomy, — gli disse il gentiluomo, facendogli cenno di avvicinarsi.
— Eccomi, monsignore.
Ed il domestico si pose a fianco del suo padrone.
— Avete osservato quell'uomo che ci segue?
— Sì, milord.
— Chi è?
— Non ne so nulla ! so soltanto che segue Vostra Grazia fin dal Palazzo Reale ; si fermò al Louvre per aspettare che ne usciste, e ripartì dal Louvre con voi, o milord.
— Qualche spia del cardinale, — disse de Winter fra sè; fingiamo di non accorgerci della sua sorveglianza.
E spronando il cavallo, s'ingolfò nel labirinto delle contrade che conducevano all'albergo situato dal lato del Marais. Avendo abitato per molto tempo nella Piazza Reale, lord de Winter era ritornato molto naturalmente ad abitare presso la sua antica dimora.
Lo sconosciuto mise il suo cavallo al galoppo.
_ Le Winter discese alla sua trattoria e montò al suo alloggio disponendosi a far osservare la spia; ma mentre deponeva i guanti ed il cappello sopra una tavola, vide in uno specchio che si trovava in faccia a lui una figura che stava sulla soglia della porta. Si volse e si trovò di fronte a Mordaunt.