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_ XI conte de La Fere! — esclamò essa; — è proprio
questo nome che mi avete detto ?
Quanto a de Winter non poteva credere a quanto aveva inteso.
— Signor conte de La Fere ! — esclamò a sua volta. — Oh! signore, rispondetemi, ve ne supplico; il conte de La Fòre non è un signore che ho conosciuto, bello e bravo, che fu moschettiere di Luigi XIII, e che può avere ora qua-rantasette o quarantotto anni?
— Sì, signore, è proprio quello, punto per punto.
— E che serviva sotto un pseudonimo?
— Sotto il nome di Athos. Ancora ultimamente ho inteso il suo amico, il signor d'Artagnan, dargli questo nome.
— È desso, madama, è desso h'Sia lodato Iddio! ed è a Parigi? — continuò il conte rivolgendosi a Raoul. — Sperate, Maestà, sperate, la Provvidenza si volge ad aiutarmi, giacche ci fa trovare quel bravo gentiluomo in modo così miracoloso!... E dove alloggia, signore, ve ne prego?
— Il conte de La Fere alloggia in contrada Guénégaud, albergo del Gran Garlomagno.
— Grazie, o signore. Avvisate quel bravo amico, affinchè rimanga in casa ; verrò ad abbracciarlo fra poco.
— Signore, obbedisco col massimo piacere, se Sua Maestà vuol darmi congedo.
— Andate, signor visconte, ed assicuratevi di tutto il nostro affetto.
Raoul s'inchinò rispettosamente davanti alle due principesse; salutò de Winter e partì.
De Winter e la regina continuarono ad intrattenersi qualche tempo a voce bassa, perchè la giovane principessa non li sentisse ; ma quella precauzione fu inutile, giacché quella s'intratteneva coi suoi pensieri.
Poi siccome de Winter stava per prender commiato la regina gli disse:
— Ascoltate, milord, io avevo conservato questa croce di diamanti che mi fu regalata da mia madre, e questa medaglia dell'ordine di San Michele, che mi fu data dal mio sposo. Esse valgono circa cinquantamila lire. Avevo giurato di morire di fame vicino a questi pegni preziosi piuttosto che privarmene; ma presentemente questi due gioielli possono essere utili a lui od a' suoi difensori. Prendeteli, e se v'ha bisogno di danaro per la vostra spedizione, vendeteli senza timore, o milord. Ma 6e trovate mezzo di conservarli, pensate, milord, che io considererò come se m'aveste reso
Dumas. Venti anni dovo. — II
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