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Venti anni dopo (volume 1)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   fossato; decisamente era troppo poco per lui, e La Ramée sentiva che il suo umore giocondo, che egli aveva considerato come la causa della sua buona salute, senza contare che probabilmente non ne era che il risultato, non poteva resistere a lungo a quel regime di vita.
   Tale convinzione non fece che crescere nel suo spirito allorché a poco a poco le relazioni del signor di Beaufort col signor di Chavigny s'erano sempre più inasprite, e cessarono affatto di vedersi. La Ramée sentì allora che pesava sul suo capo la più forte responsabilità, e siccome appunto per le ragioni che abbiamo spiegate, cercava del passatempo, accolse caldamente la buona proposta che gli aveva procurato il suo amico, l'intendente del maresciallo di Gramont, col provvedergli un sostituto; ne aveva parlato al signor di Chavigny, il quale aveva risposto che per nulla si opponeva, a condizione però che il soggetto gli convenisse.
   Noi riteniamo perfettamente inutile di fare ai nostri lettori il ritratto fisico e morale di' Grimaud ; se, come speriamo, essi non hanno affatto dimenticata la prima parte di quest'opera, così devono aver conservato un ricordo abbastanza preciso di quest'eccellente personaggio, nel quale non erano succeduti altri cambiamenti che quello di avere vent'anni di più; l'età non aveva fatto che renderlo più taciturno e silenzioso, sebbene dopo cangiata la posizione del suo antico padrone, Athos gli avesse reso pieno permesso di parlare.
   Ma a quell'epoca erano scorsi dodici o quindici anni che Grimaud taceva, ed un'abitudine di dodici o quindici anni era divenuta una seconda natura.
   XX.
   Grimaud assume servizio.
   Grimaud si presentò quindi colle sue favorevoli apparenze al Torrione di Vincennes. Il signor di Chavigny si vantava d'aver l'occhio infallibile; cosa che potrebbe far credere che egli fosse veramente il figlio del cardinale di Richelieu, e aveva perciò la stessa pretesa di esserlo. Esaminò dunque attentamente il concorrente, e congetturò