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Venti anni dopo (volume 1)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 160 --
   Questa nuova persecuzione produsse una recrudescenza d'odio contro Mazarino. Il principe bestemmiava dal mattino alla sera; non parlando che di mordere orecchie maza-riniane. Era cosa da far fremere; il cardinale che sapeva tutto ciò che succedeva a Vincennes, suo malgrado si conficcava il berretto fino al collo.
   Un giorno il signor di Beaufort unì i suoi custodi, e malgrado la sua difficoltà di elocuzione, divenuta proverbiale, fece loro un discorso che, bisogna confessarlo, era stato già preparato precedentemente e disse loro :
   — Signori, soffrirete voi che un nipote del buon re Enrico IV sia di continuo rammaricato con oltraggi e con ignobiltà? (Voleva dire ignominie). Corpo d'una marmotta! come diceva mio zio, sapete voi ch'io ho quasi regnato in Parigi? ebbi in custodia durante un giorno intero il re e Monsignore. La regina allora mi accarezzava e mi chiamava l'uomo più onesto del regno. Signori borghesi, ponetemi in libertà: andrò al Louvre, torcerò il collo a Mazarino, voi sarete le mie guardie del corpo, vi farò tutti ufficiali e con buone pensioni. Corpo d'una marmotta, avanti dunque, marche!
   Ma per patetica che fosse, l'eloquenza del nipote di Enrico IV non aveva punto commosso quei cuori di pietra; non uno fiatò; e vedendo ciò il signor di Beaufort disse loro che erano tutti furfanti e se li rese crudeli nemici.
   Talvolta, allorché il signor di Chavigny lo visitava, cosa che non mancava di fare due o tre volte alla settimana, il duca approfittava di quel momento per minacciarlo e gli diceva :
   — Che fareste, o signore, se un bel giorno vedeste apparire un'armata di parigini tutti coperti di ferro e irti di moschetti per liberarmi?
   — Monsignore, — rispondeva il signor di Chavigny in-chinandoglisi profondamente, — ho sugli spalti venti pezzi d'artiglieria, e delle mie casematte trentamila colpi di fucile; li cannoneggerei come meglio posso.
   — Sì, ma quando aveste tirati i vostri trentamila colpi, essi prenderebbero il torrione e, presa la torre, sarei costretto di permettere che impiccassero voi pure, del che sarei dolente.
   Ed a sua volta il principe salutò il signor di Chavigny con la più grande cortesia.
   — Ma io, monsignore, — rispondeva il signor di Chavigny, — al primo ribelle che passasse la soglia delle mie