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Venti anni dopo (volume 1)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Ma Pistache come la prima volta fece un mezzo giro su se stesso e presentò la sua parte posteriore al bastone.
   Il signor di Beaufort fece la stessa evoluzione e ripetè la stessa frase, ma questa volta la pazienza di Pistache era fuor dei limiti ; si gettò con furore sul bastone, lo strappò dalla mano del principe e lo ruppe fra i denti.
   Il signor di Beaufort gli prese i due pezzi dalle fauci, e, con molta serietà, li restituì al signor di Chavigny facendogli molte scuse e dicendogli che il trattenimento era terminato; ma che se desiderava fra tre mesi di assistere ad un altro spettacolo, Pistache avrebbe imparato delle nuove gherminelle.
   Tre giorni dopo, Pistache era avvelenato. Si cercò il colpevole; ma come si può immaginare, il colpevole non fu mai rintracciato. Il signor di Baufort gli fece erigere una tomba con questo epitaffio:
   « Qui giace Pistache, uno dei cani più intelligenti che siano mai esistiti ».
   Non c'era nulla da dire per quell'elogio: il signor di Chavigny non potè proibirlo.
   Ma quando il duca disse ad alta voce che si era fatto la prova sul suo cane, della droga che doveva servire per lui, un giorno dopo il desinare, si mise a letto gridando che aveva delle coliche e che era Mazarino che l'aveva fatto avvelenare.
   Questa nuova birichinata giunse all'orecchio del cardinale e gli fece molta paura. Il torrione di Vincennes aveva la nomina d'esser molto malsano : la signora di Rambouil-let aveva detto che la camera nella quale erano morti Puy-laureus, il maresciallo Ornano ed il gran priore di Ven-dome puzzava d'arsenico quanto pesava, e la frase aveva fatto fortuna. Ordinò quindi che il prigioniero non mangiasse più niente senza che si facesse l'assaggio del vino e delle vivande. Fu in quella occasione che il bargello La Ramée gli fu posto accanto in qualità di assaggiatore.
   Per altro il duca di Chavigny non aveva affatto perdonato al duca le impertinenze che erano già state espiate dall'innocente Pistache. Il signor Chavigny era una creatura del defunto cardinale, si diceva anzi che fosse suo figlio ; doveva dunque farsi conoscere come tiranno; e si mÌ6e a litigar per rappresaglia col signor di Beaufort; gli tolse quanto gli aveva lasciato sino allora, coltelli di ferro e forchetta d'argento, gli fece dare dei coltelli d'argento e delle forchette di legno.