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di Vendòme, colui al quale il signor di Chavigny rispose che non aveva che da promettergli di rinunciare al proposito o dargli la sua parola d'onore di non farci pitture storiche e che in questo caso gli si darebbe legna e tutto l'occorrente per accendere il fuoco. Il signor di Beaufort non volle dare la sua assicurazione, e restò senza fuoco per tutto il resto dell'inverno.
Inoltre durante le uscite dei prigionieri, furono graffiate le iscrizioni, e la camera si trovò bianca e nuda senza la minima traccia d'affresco.
Il' signor di Beaufort comperò allora da uno dei suoi guardiani un cane chiamato Pistache; non essendovi alcun regolamento che vietasse ai prigionieri d'aver un cane, il signor di Chavigny diede l'autorizzazione che il quadrupede cambiasse di padrone. Il signor di Beaufort rimaneva talvolta delle ore intiere rinchiuso col suo cane. Si pensava appunto che durante quel tempo il prigioniero si occupasse dell'educazione di Pistache, ma si ignorava in che modo la incanalasse.
Un giorno Pistache si trovò sufficientemente istruito. Il signor di Beaufort invitò il signor di Chavigny ad una grande rappresentazione che diede nella sua cella. Gli invitati giunsero : la camera era illuminata da tante candele che il signor di Beaufort aveva potuto procurarsi. Gli esercizi cominciarono.
Il prigioniero con un pezzo di gesso staccato dalla muraglia, aveva tracciato una lunga linea bianca rappresentante una corda. Pistache al primo ordine del suo padrone, si' pose sopra quella linea, si rizzò sulle gambe di dietro e, tenendo colle zampe anteriori una bacchetta per batter gli abiti, si mise a seguire la linea con tutte le contorsioni, che fa un saltimbanco che balli sulla corda; poi, avendo percorso due o tre volte in avanti, la lunghezza della linea, restituì al bacchetta al signor di Beaufort, e ricominciò le stesse evoluzioni senza bilanciere.
L'intelligente animale fu colmato di applausi.
Lo spettacolo era diviso in tre parti ; la prima era terminata, e si passò alla seconda.
Si trattava dapprima di dire che ora era.
Il signor di Chavigny mostrò il suo orologio a Pistache. Erano le sei e mezza.
Pistache alzò ed abbassò la zampa sei volte, ed alla settima rimase colla zampa in aria. Era impossibile essere più chiari, un quadrante solare non avrebbe risposto meglio: