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Chavigny è governatore di Vincennes, — continuò La Ramée, ¦¦— e che il signor di Chavigny non è fra gli amici del signor di Beaufort.
— Sì, ma il signor di Chavigny si assenta.
— Quando si assenta ci sono io.
— E quando vi assentate voi pure?
— Oh, quando m'assento io ho in mia vece e luogo un uomo robusto che aspira a divenire ufficiale di Sua Maestà, e che fa buona guardia, ve lo garantisco. Da tre settimane che lo presi al mio servizio non ho a fargli che un rimprovero, ed è d'essere troppo duro coi prigionieri.
— E chi è questo cerbero? — domandò il cardinale.
— Un certo Grimaud, monsignore.
— E che faceva prima di essere vicino a voi a Vincennes ?
— Ma, era in provincia, a quanto m'ha detto quello che me l'ha raccomandato; dove fece non so qual cattivo affare a cagione della sua testa balzana, e credo non sarebbe malcontento di trovare la impunità sotto l'uniforme del re.
— E chi ve lo raccomandò ?
— L'intendente del duca di Gramont.
— Allora si può fidarsi, a vostro avviso ?
— Come a me stesso, monsignore.
— Non è ciarlone?
— Mio Dio ! monsignore, ho creduto per molto tempo che fosse muto; non parla e non risponde che a segni; sembra che un antico maestro gli abbia insegnato ciò.
— Ebbene, ditegli, mio caro signor La Ramée, — riprese il cardinale, — che se non ci rende buono e fedele servizio, si apriranno gli occhi sulle sue scappatelle di provincia, mentre se farà bene gli si metterà addosso un'uniforme che lo farà rispettare, e nelle tasche di quell'uniforme qualche doppia per bere alla salute del re.
Mazarino era molto largo in promesse: era tutto il contrario del buon Grimaud, vantato da La Ramée, che parlava poco ed agiva molto.
Il cardinale fece a La Ramée un'infinità d'interrogazioni sul prigioniero, sul modo con cui era nutrito, alloggiato, trattato, alle quali costui rispose con un modo così soddisfacente, che lo congedò quasi rassicurato.
Indi, siccome erano le nove del mattino, si alzò, si profumò, si vestì e passò dalla regina per farle partecipe delle cause che l'avevano trattenuto nelle sue stanze. La regina che non temeva meno del cardinale il signor di Beaufort, e che era superstiziosa quasi al pari di lui, gli fece ripe-