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Venti anni dopo (volume 1)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 141 --
   _ Ma allora, — riprese Athos, —- cosa sono dunque
   queste proposte
   _ Eh, mio Dio! nulla di più semplice; voi vivete nelle
   vostre terre, e sembra che siate felice nella vostra dorata mediocrità. Porthos ha forse cinquanta o sessantamila lire di rendita ; Aramis ha sempre quindici duchesse che si disputano il prelato, come si disputavano il moschettiere; è ancora il beniamino della sorte ; ma io, che faccio a questo mondo? Porto da vent'anni la mia corazza ed il mio giacco di pelle di bufalo, aggrappato a questo misero grado, senza avanzare, senza retrocedere, senza vivere. In una parola, io sono morto! ed allorché si tratta per me di risuscitare un poco, mi disanimate col dirmi : è un facchino ! un furbo ! un pedante! un cattivo padrone! Eh, perdio! io sono del vostro sentimento, ma trovatemene uno migliore, e datemi delle rendite.
   Athos riflettè tre secondi, e durante la sua riflessione comprese l'inganno di d'Artagnan, che, per essersi dapprima troppo avanzato, ora si disdiceva per nascondere il suo laccio. Vide chiaramente che le proposizioni che gli aveva fatto erano reali, e che, peT poco che vi avesse aderito, si sarebbero interamente dichiarate fino al loro sviluppo.
   — Bene ! — disse fra se d'Artagnan, — è Mazariniano.
   Da quel momento si condusse con un'estrema prudenza.
   Dal canto 6UO d'Artagnan incalzò più che mai l'argomento. • — Ma infine, voi avete un'idea? — continuò Athos.
   — Certamente. Voleva prendere consiglio da voi tutti e trovare il mezzo di fare qualche cosa, perchè gli uni senza gli altri noi saremmo sempre incompleti.
   — È vero. Mi parlaste di Porthos; l'avete dunque deciso a cercar fortuna? Ma questa fortuna la possiede.
   — Sicuramente, la possiede, ma l'uomo è così fatto, desidera sempre qualche cosa.
   — E che desidera Porthos?
   — D'esser barone.
   — Ah! è vero, me lo dimenticavo, — rispose Athos rìdendo.
   — È vero ! — riflettè d'Artagnan. — E da chi lo seppe ? Che sia in corrispondenza con Aramis ? Ah ! se sapessi ciò, saprei tutto.
   E la conversazione finì così, giacché appunto in quel momento entrò Raoul. Athos volle sgridarlo senza amarezza, ma il giovine era tanto addolorato che non ne ebbe il coraggio e s'interruppe, per chiedergli che cosa avesse.