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Venti anni dopo (volume 1)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 136 --
   il precettore doveva indurre a confidenza il cuore e lo spirito del suo allievo. Ma d'Artagnan, egli stesso, elle era uomo di grande sagacia, comprese immantinenti quale avversa sorte gli incorrerebbe, nel caso che un'indiscrezione od un passo falso lasciasse scoprire le sue mene all'occhio intelligente di Athos.
   Poi, bisogna dirlo, d'Artagnan, sempre pronto ad adoperare la scaltrezza contro la malizia d'Aramis o contro la vanità di Porthos, si sentiva rossore a raggirare Athos, l'uomo franco, il cuore leale. Gli sembrava che riconoscendolo i loro maestri in diplomazia Aramis e Porthos ne lo stimerebbero ancor più, mentre al contrario Athos lo stimerebbe di meno.
   — Ah! perchè Grimaud, il silenzioso Grimaud, non è qui? — diceva d'Artagnan; —vi sono molte cose nel suo silenzio tanto eloquente !
   Frattanto tutti i rumori erano cessati successivamente nella casa: d'Artagnan aveva sentito chiudere le porte e le imposte delle finestre; poi, avendo cessato di rispondersi , a vicenda nella campagna, i cani s'erano a loro volta ammutoliti; per ultimo, un usignuolo appeso ad un massiccio d'alberi dopo d'aver per qualche tempo rallegrato la notte delle sue gamme armoniose, s'era addormentato ; non si faceva nel castello che un rumore di passi eguali e monotoni sopra la sua camera; egli suppose che fosse la camera di Athos.
   — Passeggia e riflette, — pensò d'Artagnan, — ma a che cosa ?
   È quanto non è possibile sapere. Si poteva indovinare il resto, ma quello no.
   Finalmente Athos si mise a letto senza dubbio, poiché l'ultimo rumore si estinse.
   Il silenzio e la fatica uniti insieme vinsero d'Artagnan; chiuse gli occhi a sua volta, e quasi subito il sonno lo prese.
   D'Artagnan non era dormiglione. Appena l'alba ebbe dorate le cortine della sua stanza, saltò giù dal letto ed aprì le finestre. Gli sembrò allora di vedere attraverso la imposta taluno che vagasse nella corte evitando di far rumore. Seguendo la sua abitudine di non lasciar passare nulla dalla sua porta senza assicurarsi che cosa fosse, d'Artagnan guardò attentamente senza fare alcun rumore e riconobbe il giustacuore granata ed i capelli bruni di Raoul. Il giovinetto, poiché era proprio lui, aprì la porta della scuderia, ne trasse il cavallo baio che aveva già montato il giorno avanti, lo