— 109 --
— Ma sapete che è divenuto nostro amico? — disse d'Artagnan.
— No, non lo sapevo. Dunque non conservò alcun astio ?
— V'ingannate, Porthos, — riprese d'Artagnan a sua volta: — sono io che non ne ho conservato.
Porthos non comprese bene la frase; ma, ce lo rammenteremo, il capir subito non era il suo forte.
— Dunque dite, — continuò egli, — che il conte di Rochefort ha parlato di me al cardinale?
— Sì, ed anche alla regina.
— Come, alla regina?
— Per inspirarci fiducia la regina stessa gli diede il famoso diamante che, voi sapete, avevo venduto al signor Des Essart e che, non so come, tornò in suo possesso.
— Ma mi sembra, — disse Porthos col suo grossolano buon senso, — ch'ella avrebbe fatto meglio di consegnarlo a voi.
— Questo è pure il mio avviso, -— rispose d'Artagnan; — ma che volete? i re e le regine hanno talvolta dei capricci singolari. Alla fin dei conti, siccome son dessi che tengono in mano le ricchezze e gli onori, che distribuiscono oro e titoli, così bisogna star loro affezionati.
— Sì, ci si affeziona! — disse'Porthos. — Allora voi siete affezionato in questo momento?...
— Al re, alla regina ed al cardinale, ed inoltre li ho assicurati che voi pure sareste a loro devoto.
— E dite che aveva dettate certe condizioni per me?
— Magnifiche, mio caro, magnifiche ! Prima di tutto voi siete ricco, non è vero? Quarantamila lire di rendita; me lo diceste voi.
Porthos cominciò a diffidare e rispose:
— Eh, amico mio, il denaro non è mai troppo. Madama du Vallon lasciò un retaggio imbrogliato. Io non sono dottore, per cui vivo sempre alla giornata.
— Ha timore che sia venuto per chiedergli denaro ad imprestito, — pensò d'Artagnan.
— Ah! amico mio, — riprese indi ad alta voce, — tanto meglio se siete in qualche angustia !
— Come, tanto meglio? — disse Porthos.
— Sì, perchè Sua Eminenza vi darà tutto quello che vorrete, terre, oro, titoli.
— Ah ! ah ! ah ! — esclamò Porthos spalancando gli occhi a quest'ultima parola.