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Venti anni dopo (volume 1)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 105 --
   — Cospetto ! — risposo d'Artagnan, — me ne congratulo con voi ; il re non ne ha uno simile.
   — S์, — riprese Porthos, — ho sentito dire che era molto mal nutrito da monsignor Mazarino. Gustate questa costolina, mio caro d'Artagnan, ่ de' miei castrati.
   — Voi avete dei montoni molto teneri, — disse d'Artagnan, — e ve ne faccio le mie congratulazioni.
   — S์, sono nutriti nelle mie praterie, che sono eccellenti.
   — Datemene ancora.
   — No, prendete piuttosto un po' di questa lepre che ho ucciso ieri in una delle mie conigliere.
   — Capperi! com'่ gustosa! — disse d'Artagnan. — Ma come ! voi non le nutrite che di sermollino le vostre lepri ?
   — E che ne dite del mio vino ? ศ buono, non ่ vero ?
   — ศ delizioso.
   — Eppure ่ vino del paese.
   — Davvero?
   — S์, un piccolo declivio a mezzogiorno, lเ in fondo, sulla montagna: ne fornisce venti botti.
   — Ma ่ una vera vendemmia, questa !
   Porthos sospir๒ per la quinta volta. D'Artagnan aveva numerati i sospiri di Porthos.
   — Ma, — diss'egli, curioso di internarsi nel problema; — si direbbe, mio caro amico, che avete qualche cosa che vi addolora; siete sofferente per caso?... eppure la vostra salute...
   — ศ eccellente, mio caro, meglio che mai; ucciderei un bue con un pugno.
   — Allora dei dispiaceri di famiglia?...
   — Di famiglia ! per mia fortuna sono solo al mondo.
   — Ma allora, cos'่ che vi fa sospirare?
   — Mio caro, — disse Porthos, — voglio essere sincero con voi; io non sono felice.
   — Non siete felice, Porthos! voi che avete un castello, delle praterie, delle montagne, dei boschi; voi che avete quarantamila lire di rendita, infine, voi non siete felice!
   — Mio caro, ho tutto ci๒, ่ vero, ma in mezzo a tutto ci๒ io sono solo.
   — Ah! comprendo, voi siete circondato da villani che non potete vedere, che non potete trattare senza indignarvi.
   Porthos impallid์ lievemente e vuot๒ un'enorme tazza del suo vino.
   — No, — diss'egli, — al contrario; immaginatevi che costoro sono tutti gentiluomini di campagna che hanno un