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— Anzi, col collarino, —esclamò Aramis; — vi aggiunge un vezzo.
— Allora, addio, — disse d'Artagnan.
— Non vi trattengo, mio caro, — rispose Aramis, — tanto più che non saprei come darvi da dormire, non potendo decentemente offrirvi la metà della tettoia di Planchet.
—- D'altronde non sono distante che tre leghe da Parigi, i cavalli sono riposati, ed in meno di un'ora sarò di ritorno a casa.
E d'Artagnan si versò un ultimo bicchier di vino, dicendo :
— Ai nostri antichi tempi!
— Sì, — riprese Aramis, — sfortunatamente quel tempo è passato: fugit irreparabile tempus...
— Bah! replicò d'Artagnan, — ritornerà forse. In ogni caso, se aveste bisogno di me, abito in contrada Tiquetonne all'albergo della Capriola.
— Ed io al convento dei gesuiti; dalle sei del mattino alle otto della sera, per la porta ; dalle otto della sera alle sei del mattino, per la finestra.
— Addio, mio caro.
— Oh, non vi lascio così, permettetemi che vi accompagni. E prese la sua spada ed il suo mantello.
— Vuole assicurarsi se io parto, — disse fra se stesso d'Artagnan.
Aramis chiamò fischiando Bazin, ma Bazin dormiva nell'anticamera sui resti della sua cena, e Aramis fu costretto a scrollarlo per l'orecchia per farlo svegliare.
Bazin distese le braccia, si stropicciò gli occhi e provò a riaddomentarsi.
— Alzatevi, su, padron dormiglione, presto la scala.
— Ma, — disse Bazin sbadigliando fino a smascellarsi, — è rimasta alla finestra la scala.
— L'altra, quella del giardiniere, non hai visto che d'Artagnan ha faticato a salire e farebbe ancor più fatica a discendere?
D'Artagnan stava per assicurare Aramis che sarebbe disceso benissimo, quando gli venne un'idea; e questa gli suggerì di tacere.
Bazin emise un profondo sospiro e sortì per cercare la scala. Un momento dopo una buona e solida scala di legno era posta contro la finestra.
— Suvvia, — disse d'Artagnan, — ecco ciò che si