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Venti anni dopo (volume 1)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Teves Editori Milano, 1929, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 71 --
   — Andava a Noisy. D'altronde sembra che sia il suo consueto. Ci va due o tre volte la settimana.
   — Conosci tu Noisy?
   — Certamente, ci sta la mia balia.
   — Vi è un convento a Noisy?
   — Ed un famoso convento! Il convento dei Gesuiti.
   — - Buono ! — disse d'Àrtagnan: — non v'ha più dubbio.
   — Sei dunque contento?
   — Sì.
   — Come ti chiami?
   — Passerotto.
   D'Àrtagnan prese il suo libretto delle memorie, e vi scrisse il nome del ragazzo e l'indirizzo della bettola.
   — Ehi, dite, signor ufficiale, — riprese il ragazzo, — vi sono delle altre mezze doppie da guadagnare?
   — Può darsi, — rispose d'Àrtagnan.
   E siccome aveva saputo ciò che voleva sapere, pagò la misura d'ipocrasso che non aveva bevuta, e riprese vivamente il cammino della contrada di Tiquetonne.
   IX.
   Come d'Àrtagnan, cercando da lungi Aramis, si accorse ch'era in groppa dietro planchet.
   Rientrando, d'Àrtagnan vide un uomo seduto in un angolo del fuoco: era Planchet; ma Planchet così bene metamorfosato, mercè gli abiti antichi che fuggendo aveva abbandonati il marito dell'ostessa, che egli stesso stentò a riconoscerlo. Maddalena glielo presentò in faccia a tutti i camerieri. Planchet indirizzò all'ufficiale una bella frase fiamminga; l'ufficiale gli rispose con poche parole che non appartenevano a alcuna lingua, e il patto fu concluso. Il fratello di Maddalena entrò al servizio di d'Àrtagnan.
   Il piano di d'Àrtagnan era perfettamente stabilito; esso non voleva arrivare di giorno a Noisy per tema d'essere riconosciuto. Aveva dunque del tempo avanti a lui. Noisy non essendo distante che tre o quattro leghe da Parigi, sulla strada di Meaux.
   Incominciò col fare una buona colazione; la qual cosa