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LIBRO PRIMO
Con il libero scambio le nazioni non ottengono un ideale d' equilibrio strutturale nel senso che ognuna basti a sè stessa per quanto è possibile. Cosi lo sviluppo dell'Inghilterra ed il suo equilibrio sono organicamente mostruosi. Causa i suoi rapporti con le colonie agricole, ha visto sviluppare enormemente le sue manifatture mentre è insufficiente alla popolazione la produzione agricola nazionale.
Con il libero scambio non si rimedia agli esquilibri degli elementi della speculazione, non alle crisi momentanee, continue e generali, non alle crisi di crescenza e degenerazione.
La politica economica, con i dazi di confine, può impedire inoltre che le nostre giovani manifatture, che ancora debbono ammortizzare le spese d'impianto, siano schiacciate dai colossi esteri che posson produrre a costi minimi. È la politica economica, che, osservando dall' alto lo sviluppo delle varie strutture nazionali, può comprendere quali abbiano bisogno di aiuto per giungere al livello di quelle delle altre nazioni più civili. E la politica economica che può ovviare agli esquilibri degli elementi. Se abbonda la popolazione ed è disoccupato il capitale fisso, può favorire le bonifiche, promuovere lavori pubblici per impiegare la popolazione disoccupata o per lo meno favorire l'emigrazione. Se 1' esquilibrio proviene da mancanza di capitale circolante, favorire i risparmi, l'introduzione di capitali esteri, che occupino braccia e tolgano dall' ozio i capitali fissi.
È la politica economica che dovrebbe togliere l'individuo dagli imbarazzi che non sono effetto di sue colpe.
L' operaio, disoccupato, non per sua colpa, sente di aver diritto al lavoro e sente che di altri è la colpa della sua disoccupazione. Se la prende con lo Stato, mentre non sempre è colpa sua, mentre è spesso colpa del proprietario che lascia incolte le sue terre e non pensa a bonificarle ; ma lo Stato potrebbe, come ha fatto per 1' Agro Romano, obbligare i proprietari ad una coltura intensiva, e due decreti recenti a questo mirano.
Necessita che ognuno compia il proprio dovere, come capo di un' azienda, e non si limiti a cercare 1' utile suo ; il proprio dovere consiste nel tener conto, oltre che del proprio, del benessere collettivo. Là ove questo dovere non è compreso, la volontà collettiva deve costringere l'individuo ad adattarsi all' ambiente ed al bene comune.