PiliMI PRINCIPI DI ECONOMIA SOCIALE
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nazioni possono ricondurre 1' equilibrio impiegando personale e capitali oziosi. Se mancano gli aiuti esteri, la crisi può divenire cronica e decidere anche la rovina d' una nazione. Tali disquilibri possono essere: 1° turbamenti occasionali - 2° movimenti oscillatori parziali - 3° grandi movimenti oscillatori periodici (crisi generali e periodiche).
Turbamenti occasionali sono le guerre che distruggono capitali circolanti, tolgon braccia al lavoro, turbando le dette proporzioni, lo sono pure le nuove tariffe doganali, i prestiti pubblici, le vendite soverchie effettuate di beni demaniali.
Movimenti oscillatori parziali, i quali provengono dalla difficoltà di adattare (ripartire) il risparmio alla produzione. Qui si palesa, e ciò non ha visto la Scuola matematica, la grande importanza della Ragioneria, giacché è sui consuntivi che si fanno le previsioni e si preparano i prodotti pei futuri consumi.
Grandi movimenti oscillatori periodici (crisi). Abbiam detto più sopra che non solo le aziende in deficit sono causa di disquilibri, ma anche quelle che fanno risparmi. Questa tendenza al risparmio ha dei periodi di aumenti e diminuzione che producono pletora od anemia. Non solo, ma il risparmio può essere accompagnato da esagerata fiducia e da esagerata sfiducia. Nel periodo di fiducia aumenta la produzione senza curarsi se oltrepasserà la richiesta, onde impossibilità di vendere i prodotti e crisi per soverchia produzione.
Ma T equilibrio non è sintomo sempre di elevatezza organica sociale : il massimo equilibrio si riscontra nelle società delle api e delle formiche.
Possiamo avere anche degli esquilibri di crescenza e di degenerazione. Orbene la scuola classica e neo-classica a tutti questi esquilibri non sa suggerire altro rimedio che la libertà economica.
Essa ritiene non possa l'equilibrio essere che esclusivo effetto della libera concorrenza. La volontà collettiva deve assistere indifferente agli esquilibri e lasciar fare, lasciar passare. Non così sostiene la scuola Storica ed i socialisti autoritari pei quali la volontà collettiva deve dare alla collettività uno stato d' equilibrio, se non perfetto, perfettibile.
13 — A. Zorli, Trattato di Economia Sociale