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slume, aprendo la finestra della sua camera, che guardava verso il Tempio di Gerusalemme.
Accusato perciò presso il re, questi lo dovette, benché a malincuore poiché molto l'amava, condannare a morte.
Venne adunque Daniele condannato a morte e gettato nella fossa dei leoni : ma Iddio lo protesse, e i leoni, benché affamati, non gli fecero male alcuno.
Il mattino seguente, il re venne alla fossa e, visto il profeta sano e salvo, ne ebbe gran gioia ; lo fece estrarre e ordinò che vi fossero lanciati i suoi accusatori, i quali vennero tosto dalle belve fatti a brani.
L'invidia aoava la fossa altrui a poi vi eada deniro.
T
Editto di Ciro e fine della schiavitù.
(Anno d. m. 3468 — Av. E. V. 536).
Daniele approfittò della stima che godeva presso Ciro, il re dei Persiani, per intercedere in favore del suo popolo. E le sue preghiere vennero esaudite. Ciro, nell'anno 536 av. l'È. V., emanò un decreto che permetteva agli Ebrei di ritornar in patria e dava loro la libertà di ricostruire il tempio.
Così ebbe termine la dura schiavitù di Babilonia.
Oon la angustia a la aofferenz* dalla aohlavitò avava Dio nuovamente rlohlamata Il popola Ebreo sul retto sentiero.