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LXXII.
La fotoscultura.
Dopo l'invenzione mirabile della fotografia, il sole è divenuto il pittore più perfetto che si conosca, e Dio solo sa con quanta indiscrezione lo si fa lavorare dalle migliaia di fotografi che popolano oggidì ogni angolo più remoto del mondo; come ciò non bastasse, il sole fu costretto, non ha guari, a divenir anche scultore.
Quest'ingegnosa invenzione è dovuta al signor Villème, rinomato scultore francese. Quanto volte aveva a scolpire una faccia, Villème costumava avere innanzi un ritratto fotografico, a cui dava di quando in quando un'occhiata per riprodurre più somiglianti e più esatte le sembianze nel marmo; essendoché la fotografia, per quanto possa alle, volte essere impotente a riprodurre l'espressione del volto umano, ne ritragga però sempre, e con la massima regolarità, i lineamenti, mira principale dello scultore nel condurre lo sue statue. Se non che, riproducendo la statua il volto umano nel suo rilievo intero, rende il suo aspetto da qualunque punto di vista scelto dallo spettatore, mentre la fotografia non presenta che l'aspetto particolare impresso dall'immagine sulla superfìcie della carta.
Riflettendo sopra di ciò, Villème fu colpito dall'idea ingegnosa che una statua in rilievo non è al postutto che una combinazione di tutti i profili del volto o della figura nella medesima posizione. Da ciò conseguiva naturalmente che, s'egli poteva ottenere fotografie di parecchi profili del soggetto prese nel medesimo momento da un numero di camere oscure collocate all'in-