m
metallo, le quali anneriscono rapidamente per efletto della luce. Codesti fatti furono primamente chiariti, per quel che si riferisce all'argento combinato col cloro, nel 1777, da Scheele nativo della Pomerania in Prussia; e nel 1801, in combinazione col nitrato d'argento, da Rittcr di Jena. In queste prime esperienze hannosi per ciņ a cercare i materiali greggi, e, come dire, gli incunabuli della fotografia.
Poco tempo dopo i risultati ottenuti da Ritter, il celebre fisico inglese Wollaston fece le stesse esperienze senza avere alcun sentore di quelle fatte sul continente. A questa coincidenza fortuita tennero dietro i lavori contemporanoi di tre eminenti sperimentatori. Il celebre Davy, coadiuvato da Tommaso Wedgwood, riuscģ nel 1802 ad ottenere, mediante una camera oscura, immagini sulla carta o sul cuoio bianco preparato con nitrato d'argento, collocandoli dietro una pittura sul vetro esposta alla luce solare; ma la piņ leggiera esposizione alla luce continuava l'operazione, e l'immagine andava confusa nell'annerimento dell'intiera carta. In una pa-'rola, mancava il segreto di fissar le immagini; ed a cagione di questa mancanza, l'esperimento si rimase a mezzo.
Il terzo sperimentatore in questo nuovo campo era il dottor Tommaso Young. Nel 1802, mentre il suddetto Wedgwood stava facendo profili per mezzo della luce, e Davy copiava, su carta preparata le immagini di piccoli oggetti prodotti mediante il microscopio solare, Young pigliava fotografģe, su carta immersa in una soluzione di nitrato d'argento, degli anelli colorati osservati da Newton; e le sue esperienze dimostrarono chiaramente che l'agente non erano i raggi luminosi nella luce del sole, ma i raggi invisibili e chimici oltre il violetto.