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eipali di esse furono dall'autore stesso della scoperta designate colle lettere A, 13, C, D, E, F, G, H, adoperate' tuttora dai fisici per le stesse indicazioni. La riga A trovasi all'origine dello spettro nel rosso oscuro, raramente visibile; la B nel mezzo e la C nell'ultimo terzo del rosso; la D è una riga doppia all'origine del giallo; la E verso la metà, del verde; la F nell'azzurro la G al principio del violaceo e la II verso la fine. Oltre a queste, Frauenhofer annoverò 580 altre righe più sottili in tutte le parti dello spettro. Più tardi Brewster e Kuhn, in circostanze favorevoli, ne contarono più di tremila.
Ogni corpo semplice presenta uno spettro cosi proprio e specifico che dall'esame di questo si può giudicare della natura del corpo infiammato che lo genera, e questa proprietà è cosi costante che bastano quantità minime affatto e sfuggenti a qualunque altro mezzo di osservazione per porgere indizio della presenza di certi corpi nella sostanza infiammata. Quindi i fisici studiarono con diligenza gli spettri proprii degli elementi chimici e questo studio divenne, nelle mani di Bunsen e di Kirchhoff, un mezzo potentissimo di analisi chiiAica. Egli è con questo mezzo che' gli stessi Bunsen e Kirchhoff scoprirono due nuovi metalli, il cesio ed il rubidio, cosi denominati dai colori principali del loro spettro. Il rubidio è un metallo esistente nel tabacco, nel the, nel caffo e nell'uva. Più tardi Crookes in Inghilterra, e Lamy in Francia, scoprirono, con lo stesso metodo e senza comunicar fra di loro, un altro metallo, il tallio dal greco GaXXb? (germoglio) alludente alla brillante riga verde visibile nel suo spettro. Più recentemente ancora Reich e Richter scoprirono l'indio. Ala se da un lato l'analisi dello spettro ci fornisce un mezzo semplicissimo per riconoscere le più piccole tracce di
14. — Sir.aff quello.