Stai consultando: 'Storia popolare del progresso materiale negli ultimi cento anni ', Gustavo Strafforello

   

Pagina (155/325)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (155/325)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia popolare del progresso materiale negli ultimi cento anni

Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino Napoli, 1871, pagine 319

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   corrente elettrica, in modo che una quantità, compensando l'altra, producesse un'eguaglianza nella luce; ma ciò richiedeva un apparato troppo delicato.
   Appresso, l'americano Paine inventò la luce acquatica elettrica di cui i giornali di Nuova York menarono, com'è loro costume, molto grido, non giustificato però dall'esperienza. L'apparato di Paine consisteva di un vaso di vetro contenente spirito di trementina, di un altro vaso di vetro contenente acqua, di due liste di rame, di un piccìol tubo terminante in un beccuccio e di una macchina elettro-galvanica. Quando questa macchina agiva, l'acqua decomponevasi; bollicene di gas sprigionavansi dal vaso passando attraverso lo spirito di trementina ed una luce brillante veniva prodotta dall'ignizione. Segui una battaglia fra i chimici. Paine asseriva che la comune teoria intorno l'ossigene, l'idrogene e l'acqua è erronea e che la elettricità, com'era stata da lui sviluppata, somministrerebbe una sorgente di luce più a buon mercato di qualunque altra conosciuta. Codeste asserzioni furono oppugnate gagliardamente da coloro che attenevansi alle opinioni comuni; e l'invenzione di Paine, quali che fossero i suoi principii teorici, non fu mai messa in pratica con successo.
   Un altro scienziato, Nollet, inventò un altro modo d'illuminazione in cui l'acqua doveva anche rappresentare una parte importante. Decomponevasi l'acqua mediante il galvanismo; l'idrogeno sprigionato pigliava una dose di carbonio da un altro agente, e l'idrogeno carburato prodotto per tal modo doveva dare una luce brillante, e, nell'istesso tempo, tale una quantità di calore da costituire un surrogato economico degli altri combustibili. Quest'invenzione fallì come quella di Paine.