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grafo Morse. Questo bisogno fece adottare da vario amministrazioni telegrafiche quello dell'americano Hughes, con tutto che presenti grandissima complicazione, sia soggetto a sconcertarsi facilmente e richiegga, per esser ben maneggiato, telegrafisti di prim'ordino.
La macchina Hughes, che può definirsi per le difficoltà superate un prodigio della meccanica, stampa, mediante una ruota-tipo, i dispacci in caratteri romani sopra una striscia di carta. L'apparecchio trasmettitore consiste in una tastiera portante le lettere dell'alfabeto e le cifre. Mediante un sincronismo perfetto ed una disposiziono assai ardita, basta toccare un tasto del trasmettitore perchè, con una sola emissione di corrente, rimanga stampata sulla striscia di carta, alla stazione opposta, la lettera o la cifra corrispondente al tasto toccato. Quest'apparecchio offre in pratica una trasmissione media di 45 dispacci di 20 parole ciascuno all'ora, vale a diro più del doppio del telegrafo Morse.
XLIX.
Il tipo-telegrafo Bonelli.
La telegrafia trovavasi in simili condizioni, quando Gaetano Bonelli piemontese inventò il suo famoso Tipo-telegrafo, di cui ci lasciò un'ampia descrizione in una lettura fatta al Museo di fisica e storia naturale in Firenze, il 9 marzo del 1867. Ecco un sunto di questa lettura.
Bonelli adopera, come Baio, una carta chimicamente preparata, por guisa che i segni vi siano tracciati dalla