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Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   GIACOMO LEOPARDI
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   e la nobiltà della propria filosofia su la infelicità della vita, suggeriva anche « l'unico rimedio che a lui pareva atto a sanarla, un forte sentimento di solidarietà umana dinanzi alla insensibilità della natura » (vv. 111-157): «così magnanimamente, dice il Carducci, s'incorona nella Ginestra la raccolta dei Canti di Giacomo Leopardi ». 9
   Il Leopardi scrisse anche delle poesie satiriche: la Palinodia -a Gino Capponi, e i Paralipomeni della Batracomiomachia.
   La Batracomiomachia è un antico poemetto eroicomico greco, che il Leopardi tradusse in sestine: il titolo significa guerra delle rane e dei topi, e questo appunto è l'argomento del jjoemetto: il quale finse il Leopardi di voler continuare e compiere nei Paralipomeni (che vuol dire le cose tralasciate, la continuazione) ; ma, trasportando l'azione ai suoi tempi, raffigurò nelle parti contendenti gl'Italiani e i loro oppressori, gl'Italiani e più specialmente i Napoletani del 1820 nei Topi, gli Austriaci nei Granchi, i Preti nelle Pane; e rappresentò burlescamente e satiricamente fatti e personaggi storici. I Paralipomeni sono dunque un poema eroicomico e satirico : il metro è l'ottava rima, magistralmente trattata; delle ottave sono veramente ariostesche.10 La sovrana bellezza poetica 'della lirica del Leopardi è da tutti riconosciuta, ma non così concorde è il giudizio intorno al valore delle sue poesie satiriche. « Sommo nella lirica, dice il Mestica, il Leopardi trattando la satira non restò mediocre, non si aggirò in campo non suo; ma v'impresse imperiture orme del proprio genio ». Al contrario lo Zumbini nega al Leopardi attitudine alla poesia narrativa e alla satira :11 è un j)oeta, egli dice, essenzialmente soggettivo, che non può ritrarre che sé medesimo, « il lirico più esclusivo che sia al inondo », sicché tutti i personaggi delle poesie e delle prose, Bruto, Saffo, Consalvo, il pastore dell'Asia, Tristano, Filippo Ottonieri, ecc. son lui medesimo, non altri che lui : ora « un poeta essenzialmente lirico non può versare il suo animo in forme tanto da sé discordanti ». Inoltre, quanto alla satira, le impressioni che il Leopardi riceveva della vita erano tanto dolorose e tanto tetre da impedirgli di poter mai ridere, di poter osservare l'aspetto comico di checchessia, di maneggiare l'ironia: in lui « c'era un dolore profondo, incapace di assumere altra forma che quella sua unica immediata e nativa, e che rompea tutte le altre innaturalmente sovrapposte, o almeno le rendeva languide e scolorate ».