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PERIODO DEI, RINNOVAMENTO
2. I più giovanili scritti del Leopardi in verso e in prosa italiana sono assai scorretti e difettosi nell'elocuzione; ma su lo scorcio del 1815, dice il Mestica, si diede allo studio della lingua nostra e « prese a purificarsi con lo studio dei trecentisti », non trascurando poi gli scrittori degli altri secoli e il « vivente linguaggio del popolo, specialmente del marchigiano e del fiorentino ». Della lingua e dello stile dei trecentisti si rese così padrone da pubblicare nel 1826 una scrittura, il Martirio de' Santi Padri del Monte Sinai, come cosa del Trecento, traendo in inganno perfino Antonio Cesari. Già nel poemetto, Appressamento della morte, pur tra durezze e disuguaglianze e lungaggini vi sono bei tratti per sentimento e per forma; appaiono « molti segni di felicissimo ingegno », come diceva il Giordani. Un frammento di questa cantica, ma con varie correzioni ed anche un importante mutamento, è cronologicamente il primo dei componimenti lirici approvati dall'autore: gli ultimi sono II tramonto della luna e La Ginestra, composti nel 1836. 5 Da forme un po' artificiose e rettoriche 6 noi vediamo il poeta assorgere alla limpidezza, alla perfeziono veramente greca del malinconico, dolcissimo canto A Silvia, delle commoventi, stupende Ricordanze, dello sconsolato Canto notturno di un pastore errante dell'Asia, ecc. Due periodi è facile distinguere nella lirica leopardiana: il primo è costituito principalmente dalle dieci Canzoni stampate nel 1824 e dagl'Idilli, e vi si nota in generale, specialmente in parecchi dei primi canti, l'imitazione dei poeti latini assai più che nel secondo; nel quale senti piuttosto lo studio e l'intima conoscenza delle rime del Petrarca, senza che ciò detragga nulla alla grande originalità del Leopardi. Anche quanto alla metrica vi sono alcune differenze fra le poesie dei due periodi; che nel primo la canzone a strofe libere, così felicemente usata dal nostro autore, ha in ciascun componimento le strofe d'ugual numero di versi, e nel secondo esse, non legate ad alcuna estrinseca norma, variano di lunghezza secondo lo svolgersi dei pensieri e dei sentimenti. 7 « Il dolore poi, che nel primo periodo è rappresentato come individuale principalmente, nel secondg periodo si fa universale ancora, non però subito, ma a poco a poco; e con più alto suono investe i canti del Pastore errante e della Ginestra, dove non è più solo il poeta a sentirlo, ma lo sente, secondo lui, tutto l'uman genere, tutto il mondo ». 8 Ma nella Ginestra, il poeta, affermando ed esaltando la verità