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Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   PERIODO DEI, RINNOVAMENTO
   che acquista dalla « fusione del sentimento religioso e umanitario col patriottico (così il Mestica) una grandezza nuova ».
   Fu il Manzoni molto felice anche nell'uso dei metri lirici: oltre i versi settenari ed ottonari, adoperò e mise in onore i decasillabi e i dodecasillabi, che gli risposero con bellissimo suono: nell'Ognissanti tentò il novenario. 18
   4. Dopo la lettura dello Shakespeare, e molto studio delle questioni che già da un pezzo si dibattevano intorno alla letteratura drammatica, egli scrisse fra il 1816 e il 1820 II Conte di Carmagnola, e fra il 1820 e il '22 l'Adelchi.19 L'argomento della prima tragedia è tolto dalla storia italiana del sec. XV, che v'è lumeggiata nelle usanze guerresche e nelle condizioni e qualità dei condottieri di ventura, dei quali il Carmagnola fu, com' è noto, uno dei più celebri: l'azione si svolge in un tempo di oltre sei anni. Più grandioso quadro ci presenta l'Adelchi, che comprende un periodo di circa tre anni, e rappresenta la fine della dominazione dei Longobardi, vinti dai Franchi, e il misero stato d'Italia. « A due cause era da assegnarsi la ruina d'Italia: l'interne discordie e la speranza nell'aiuto dello straniero. Nel Carmagnola si deplora la prima; nell'Adelchi la seconda ».20 Ma, oltre l'ammonimento politico e patriottico, l'una e l'altra tragedia contiene un più generale e profondo significato e insegnamento morale e religioso; il quale scaturisce e si eleva dalla dolorosa, sconsolata visione che esse ci presentano della vita.
   Il Conte di Carmagnola venne in luce con una prefazione, nella quale l'autore, pur dichiarando di non voler fare « una lunga esposizione dei principi, seguiti in questo lavoro », che non si uniformava « ai canoni di gusto ricevuti comunemente in Italia-, e sanzionati dalla consuetudine dei più », dava ragione di non aver osservato le regole dell'unità di tempo e di luogo, succosamente dimostrando che « l'unità di luogo e la così detta unità di tempo non sono regole fondate nella ragione dell'arte, né connaturali all'indole del poema drammatico: ma sono venute da una autorità non bene intesa, e da principi arbitrari ». La medesima questione trattava il Manzoni più largamente e compiutamente in una lettera, in francese, al signor Chauvet Sull'unità di tempo e di luogo nella Tragedia, scritta pure nel 1820 e pubblicata tre anni dopo dal Fauriel insieme con la sua traduzione del Carmagnola e dell' Adelchi. Nella prefazione al Carmagnola il Manzoni dava inoltre conto