Stai consultando: 'Storia della Letteratura Italiana ', Giovanni Antonio Venturi

   

Pagina (98/334)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (98/334)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   PERIODO DEI, RINASCIMENTO
   91
   lezza e di affetto quella in morte di Altiera degli Albizzi; modellate con fattura squisita su gli esempì di Orazio o di Catullo le odi; garbati e arguti alcuni epigrammi, altri velenosissimi; fluide ed eleganti le Sylvae, o prolusioni in esametri ai corsi scolastici. Per una giostra vinta da Giuliano de' Medici il Poliziano compose le bellissime Stanze, che sono il principio d'un poema rimasto interrotto alla 46a ottava del secondo libro, o perché all'autore non piacque o non parve opportuno di procedere oltre, o per la morte di Giuliano, ucciso nella congiura de' Pazzi (26 aprile 1478). Le Stanze hanno grandissimo pregio per le descrizioni fresche e vaghissime, per il magistero dello stile, per la bellezza dell'ottava varia, raccolta, armoniosa come in nessuno si trova prima che nel Poliziano, per una perfetta fusione di popolare spontaneità e di eleganza classica. Per la corte di Mantova (nel 1471, secondo l'opinione più comune, o più probabilmente nel 1480 19) compose, sul mito d'Orfeo e Euridice, la Favola d'Orfeo, primo tentativo drammatico d'argomento profano : la forma è quella della sacra rappresentazione, solo l'argomento cristiano si è cambiato in classico e mitologico. 20 Inimitabile grazia hanno le ballate, le canzonette, alcuni dei rispetti del Poliziano. Nel 1494 si chiuse la sua vita breve ma gloriosa.
   Luigi Pulci (1432-1484),21 mercante letterato, amico della famiglia de' Medici e del Poliziano, oltre la Beca di Dicomano, imitazione della Nencia da Barberino, e poemetti e rime, scrisse il Morgante in ventotto canti in ottave; dove sono narrate le avventure di Orlando in Oriente (dopo che ebbe abbandonata la Francia per le insidie di Gano), e poi la rotta di Roncisvalle e la morte dell'eroe. Il Pulci scherza e sorride spesso scetticamente, ma senza l'intento satirico che alcuni hanno voluto vedere nel suo poema. Nel quale egli,-« cittadino di repubblica, solito mischiarsi tra la plebe, uso forse non di rado a porgere orecchio sulle piazze ai cantari dei poeti del popolo », rifece la narrazione di anteriori poemi: dell'Orzammo nei primi ventitré canti del Morgante, e negli altri segnatamente della S-pagna; ma trasformando e ricreando le altrui invenzioni, come per le figure di Morgante e di Rinaldo, dando luogo ai nuovi episodi genialissimi (donde che ne abbia forse tratta la prima idea o l'ispirazione) di Margutte e del diavolo teologo Astarotte, e nello stile riuscendo vivace, franco ed originale.