Stai consultando: 'Storia della Letteratura Italiana ', Giovanni Antonio Venturi

   

Pagina (96/334)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (96/334)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   PERIODO DEI, RINASCIMENTO
   89
   Notammo già come la poesia cavalleresca fosse accolta con favore fra noi e rielaborata nell'alta Italia in poemi dialettali: passata in Toscana, comincia nei primi decenni del sec. XIV, forse anzi negli ultimi del XIII, a produrre nuovi frutti nel bell'idioma di quel paese, e alla monotona serie di versi ad una sola rima sostituisce l'ottava, mirabilmente adatta alla poesia narrativa. Agli ultimi del Trecento e al secolo successivo appartengono il Buovo    Il dramma religioso italiano (non sappiamo in che tempo precisamente passato dall'Umbria in Toscana), come altri generi letterari, ebbe pieno svolgimento in Firenze, ove preferì a ogni altro metro l'ottava rima, e prese più specialmente nome di Rappresentazione.13 La struttura n' è assai semplice, rozza e uniforme: pure non vi mancano spesso elementi drammatici, onde si sarebbe potuto sviluppare, come appunto avvenne in altre letterature, un teatro originale, se ben presto non fossero stati soffocati dall' imitazione del teatro classico. Uno dei migliori autori di sacre rappresentazioni (molte sono anonime) è Feo Bei-Cari fiorentino (1410-1484); e una delle più antiche è il suo Abramo ed Isac, recitato nel 1449. Il Belcari era ammogliato, occupò in patria vari ed importanti uffici, ma condusse una vita quasi monastica: scrisse, oltre le rappresentazioni, laudi e sonetti, e compilò la Vita del Beato Giovanni Colombini da Siena, lodata per la- elegante semplicità dello stile dal Cesari e dal Giordani, che la disse «un frutto del trecento nel quattrocento ».14
   4. A far rifiorire la letteratura volgare molto si adoperò Lo- , renzo de' Medici (1449-1492) (la cui importanza nella storia civile non occorre qui ricordare) anche con l'esempio. Cantava di lui in versi latini il Poliziano : « Ciò che gli altri chiamano studio e lavoro, a te sarà giuoco. Stanco delle faccende civili, le forze che han fatto già il servigio loro tu vieni a riaguzzare alla ruota dei versi».15 Nei sonetti e nelle canzoni d'amore ricorda Dante e il Petrarca, ma 11011 manca d'originalità: meglio rivela