PERIODO DEI, RINASCIMENTO 95
elegiaco. Da un lato la tradizione paesana, fiorentina; dall'altro, l'ispirazione classica ». 11
L'Alberti, nato nei primi anni del sec. XV di famiglia fiorentina ma esiliata, passò la più parte della sua vita a Roma, ove tenne l'ufficio di abbreviatore o scrittore delle lettere apostoliche, ed ivi morì nel 1472. Con ingegno meravigliosamente versatile coltivò le arti, le lettere, le scienze: fu architetto di elettissimo gusto, e scrittore in latino e in italiano di molte e svariate opere, trattati di cose d'arte, dialoghi morali, ecc. Delle opere in volgare, non di rado artificiose nello stile per la imitazione latina, la più nota e importante è il dialogo Della famiglia, in quattro libri, ove si ragiona dell'educazione dei fanciulli, del matrimonio e della vita familiare, del modo di amministrare le ricchezze, de' doveri dell'ottimo padre, e dell'amicizia. Fu notata la somiglianza fra il terzo libro Della famiglia, che è quella parte ove si tratta dell'economia domestica, e il dialogo II governo della famiglia, che si attribuiva ad Agnolo Pandolfini; onde nacque questione se all'Alberti o al Pandolfini dovesse imputarsi il plagio ; ma è stato poi provato che II Governo della famiglia non è altro che un raffazzonamento del terzo libro Della famiglia, e che erroneamente si è creduto opera del Pandolfini: chi sia il vero autore non si sa.13 Insieme con l'Alberti è da ricordare il suo concittadino Matteo Palmieri (1406-1475); il quale, oltre diverse opere in latino, scrisse in italiano un dialogo Della vita civile, dedotto da fonti classiche, particolarmente da Quintiliano e da Cicerone, ed un poema in cento capitoli in terzine, La città di vita, nel quale ritroviamo ancora un' imitazione, fredda e scolorita veramente, della Divina Commedia.
« Ma in quella metà prima del quattrocento, osserva il Carducci, seguita da canto alla corrente un po' mista e non troppo abondevole della letteratura dotta, seguita dalle sorgive del duecento e trecento a devolversi il bel fiume della popolar letteratura ». Le forme poetiche popolari saranno tra breve ingentilite e nobilitate dagli scrittori educati alla eleganza dei classici: e già sul principio del sec. XV Leonardo G-iustinian veneziano (1388-1446), umanista ed uomo di stato, imita molto felicemente la maniera più popolare della poesia amorosa nei suoi strambotti e canzonette, che subito si diffondono e piacciono moltissimo : da vecchio egli tratta con grazia e affetto la lirica religiosa, la lauda.