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Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   PERIODO DEI, RINASCIMENTO 86
   entusiasmo ohe cambiò il suo nome di Gemisto con quello di Pletone (parola greca di significato simile al primo nome), per assomigliare anche in questo al filosofo ch'ei venerava, Giorgio Gemisto infervorò della filosofia platonica Cosimo de' Medici, il quale concepì il disegno di far risorgere l'antica Accademia, com'era chiamata la scuola del filosofo ateniese; e tal nome fu poi dato a una eletta riunione di studiosi e seguaci delle dottrine di questo, favorita da Cosimo, da Piero e massimamente da Lorenzo de' Medici con ardore e con munifica protezione. 6 Dell'Accademia, la quale mirava a conciliare il platonismo col cristianesimo, fu l'anima Marsilio Ficino, che, protetto da Cosimo, si diè tutto allo studio di Platone e ne tradusse le opere in latino : fecer parte di essa, con molti altri, Leon Battista Alberti; Cristoforo Landino, elegante espositore in latino di dottrine filosofiche e interprete in volgare, con un vasto commento, della Divina Commedia; Giovanni Pico della Mirandola, famoso per la memoria meravigliosa e la straordinaria erudizione.
   A Roma fu fondata un'altra accademia da Giulio Pomponio Leto con Bartolommeo Sacchi (che da Piadena nel Cremonese, suo villaggio natio, è chiamato il Plàtina, e di cui sono celebri le Vite de' Papi) e con altri eruditi: si occupava degli antichi scrittori e di archeologia. A Napoli il Panormita istituì un'accademia, la quale tendeva massimamente a promuovere lo studio della forma, l'eleganza dello scrivere latino : ebbe poi a capo il Pontano, ond'ebbe nome di Pontaniana, e una delle sue glorie maggiori fu più tardi Iacopo Sannazaro.
   3. In Toscana specialmente, anche nel tempo del massimo fervore per gli studi classici, il volgare non fu mai disdegnato e abbandonato del tutto nelle opere letterarie ; 7 e la Commedia, il Canzoniere, il Decameron ebbero sempre studiosi ed imitatori. Anche tra gli umanisti, Coluceio Salutati compose versi italiani, ed è pieno di riverenza ed ammirazione per i tre grandi Trecentisti ; Giovanni Malpagliini, per incarico del comune di Firenze, lesse ed espose Dante ; di Luigi Marsili. ci restano alcuni commenti al Canzoniere; Leonardo Bruni compose in volgare le Vite di Dante e del Petrarca. Un' invettiva contro i detrattori di Dante, del Petrarca e del Boccaccio scrisse in latino Gino Rinuccini, il poeta già da noi rammentato.8 Giusto de'Conti, di Valmontone romano (morto nel 1449 a Rimini, consigliere di Sigismondo Malatesta), tenne a modello il Petrarca nel suo as-