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IL, SECOLO XVI
1 Vedi Gaspary, op. cit., voi. teli, parte la; Volpi, Il Trecento cit.; Scherillo, Le origini ecc. cit., cap. V; ecc.
2 Vedi Giorn. Stor. della letterat. ital., LXX (1917), p. 342; LXXXV (1925), p. 179.
3 Più scarsa è l'imitazione dantesca in un poemetto in terzine di Zenone da Pistoia, la Pietosa Fonte, che è un'apoteosi del Petrarca. A imitazione della Commedia, dei Trionfi del Petrarca, dell' Amorosa Visione del Boccaccio, Iacopo del Pecora da Montepulciano scrisse un poema allegorico, la Fime-rodia, titolo che dovrebbe significare « famoso canto d'amore ».
Appena divulgata la Commedia, principiò ad esercitarsi intorno ad essa l'opera degli espositori; se ne fecero compendi in rima e commenti, parziali e generali, in latino e in volgare. Un compendio in terzine e chiose in volgare alla prima cantica scrisse Iacopo Alighieri (ma cfr. Bullett. della Soc. Danti Ital., n. s., XI [1901], p. 195 e segg.). Ser Graziuolo dei Bambagliuoli di Bologna compose (nel 1324) un commento in latino alVInferno, e Iacopo della Lana, pur bolognese, il primo commento di tutto il poema in volgare; altri dei primi espositori ed interpreti furono Guido da Pisa; l'anonimo autore fiorentino del commento chiamato l'Ottimo; Pietro Alighieri, fratello di Iacopo, ecc. Nella seconda metà del Trecento sono molto importanti, oltre il commento incompiuto del Boccaccio, quelli, a tutt'e tre le cantiche, di Benvenuto da Imola (morto nel 1390) e di Francesco da Buti (1324-1406). Benvenuto, in un latino poco classico ma agile e colorito, fornisce gran copia di notizie e di aneddoti storici; e nella parte storica è il principal pregio della vasta opera sua: al contrario è in ciò più difettoso l'ampio commento in volgare di Francesco da Buti, per altri rispetti molto diligente.
4 Vedi F. Flamini, Gli imitatori della Lirica di Dante e del Dolce stil novo, nel voi. Studi di storia letteraria italiana e straniera, Livorno, 1895.
5 Anche Niccolò Soldanieri e Alessio Donati trattarono con fortuna questo genere di poesia.
6 Vedi G. Gigli, F. Sacchetti, Vita e opere, Messina, Principato.
7 Una delle più notevoli liriche politiche del Trecento, la « Canzone di Roma », già attribuita a Fazio degli Uberti, appartiene invece a Bindo di Cione senese, come dimostrò E. Levi, L'autore della canzone di Roma, nel voi. Poesia di popolo e poesia di corte nel Trecento, Livorno, 1915.
8 Vedi Le Rime di Francesco di Vannozzo, a cura di A. Medin, Bologna,1928; E. Levi, Francesco di Vannozzo ecc., Firenze, 1908.
9 Vedi A. Medin e L. Frati, Lamenti storici dei secoli XIV, XV e XVI, voli. I-III, Bologna, 1886-90 e IV, Padova, 1894; A. Medin, Caratteri e forme della poesia storico-politica italiana sino a tutto il secolo XVI, Prelezione, Padova, 1897.
10 La poesia popolare italiana, 2a ediz., Livorno, 1906, p. 48.
11 Vedi Rime di Trecentisti minori, a cura di G. Volpi, Firenze, 1907. Agli altri rimatori merita di essere aggiunto Simone Prudenzani di Orvieto, nato non più tardi del 1362. I versi di lui, messi in luce da S. De Benedetti, non solo costituiscono un bel documento dialettale umbro, e utilmente conferiscono alla storia del costume, ma hanno anche tratti coloriti e piacevoli : vedi II « Sollazzo » e il « Saporetto » con altre rime di Simone Prudenzani d'Orvieto, Supplemento n. 15 .del Giorn. Stor. della letterat. ital., Torino, 1913; e S. De Benedetti, Il «Sollazzo» ecc., Torino, 1922.