I TRECENTISTI MINORI
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de' Raffaelli da Gubbio; al quale potrebbe forse appartenere, se mai, il disegno primitivo dell'opera, da altri poi rimaneggiata e ampliata con infinite interpolazioni. 20
Il miglior novelliere dopo il Boccaccio è Franco Sacchetti, 31 che abbiamo nominato come poeta. Nacque in Firenze fra il 1330 e il 1335, viaggiò assai e per ragioni di commercio e in servizio del Comune: ebbe in questo varie cariche, e in altri paesi fu podestà, per la sua rettitudine facendosi universalmente stimare: mori nel 1400. Il Sacchetti scrisse trecento novelle, delle quali però quasi una terza parte è andata perduta, parecchi Sermoni Evangelici e poesie varie. Nel proemio alle novelle dice di essere stato indotto a comporle, fra altre ragioni, dall'esempio del Boccaccio, ma fra i due scrittori non vi è alcuna somiglianza: il Sacchetti scrive generalmente alla buona, tutto spontaneità e spigliatezza, senza dar grande sviluppo alle novelle, senza collegarle in un disegno generale; mira a divertire con molta varietà di casi, di avventure, di tipi, mostrando una inesauribile vena comica; ma dai racconti arguti e briosi ricava anche considerazioni e ammonimenti morali, religiosi, jjo-litici. « Tali serie riflessioni dell'aneddotico libro, osserva il Ga-spary, non sono un ozioso accessorio, come sì spesso nelle raccolte di novelle, ma l'espressione franca di una rettitudine di sentire che incontriamo anche negli altri scritti dell'autore, nei Sermoni Evangelici, nelle lettere, nelle poesie ». Piena di attrattiva è nelle novelle del Sacchetti la schietta e vivace rajipre-sentazione dei costumi dell'età sua, specie di Firenze.
Di gran lunga inferiori gli altri novellieri del secolo: Ser Giovanni fiorentino in una scolorita raccolta di novelle, che ha il curioso titolo di Pecorone, 22 e più strettamente Giovanni Ser-cambi lucchese (autore anche di una cronaca della sua città) cercarono di imitare il Decameron. Molti dei racconti del Ser-cambi trattano argomenti tradizionali, e sono assai importanti per lo studio della novellistica comparata.
11 Trecento fu chiamato il secolo d'oro della nostra lingua; ed invero le scritture di quell'età sono in generale mirabili e carissime per limpida purezza e }3roprietà di elocuzione, per graziosa semplicità e vivace schiettezza:23 il volgare toscano vi manifesta tutta la propria giovanile freschezza e vigoria.